FIGLIE DELLA CHIESA, LectioDivina"Venne a Cafàrnao perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa "

III Domenica del Tempo Ordinario

Antifona d'ingresso
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra;

splendore e maestà dinanzi a lui,
potenza e bellezza nel suo santuario. (Sal 96,1.6)

Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
guida i nostri atti secondo la tua volontà,
perché nel nome del tuo diletto Figlio
portiamo frutti generosi di opere buone.

Oppure:
O Dio, che hai fondato la tua Chiesa
sulla fede degli apostoli,
fa’ che le nostre comunità,
illuminate dalla tua parola
e unite nel vincolo del tuo amore,
diventino segno di salvezza e di speranza
per tutti coloro che dalle tenebre anelano alla luce.

PRIMA LETTURA (Is 8,23b-9,3)
Nella Galilea delle genti, il popolo vide una grande luce.
Dal libro del profeta Isaìa

In passato il Signore umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti.
Il popolo che camminava nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete
e come si esulta quando si divide la preda.
Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva,
la sbarra sulle sue spalle,
e il bastone del suo aguzzino,
come nel giorno di Mádian.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 26)
Rit: Il Signore è mia luce e mia salvezza.
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura? Rit:

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario. Rit:

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. Rit:

SECONDA LETTURA (1Cor 1,10-13.17)
Siate tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Vi esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire.
Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io invece di Cefa», «E io di Cristo».
È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo?
Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo.

Canto al Vangelo (Mt 4,23)
Alleluia, alleluia.
Gesù predicava il vangelo del Regno
e guariva ogni sorta di infermità nel popolo.
Alleluia.

VANGELO (Mt 4,12-23 (forma breve: 4,12-17))
Venne a Cafàrnao perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa
+ Dal Vangelo secondo Matteo

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

Preghiera sulle offerte
Accogli i nostri doni, Padre misericordioso,
e consacrali con la potenza del tuo Spirito,
perché diventino per noi sacramento di salvezza.
Per Cristo nostro Signore.

Antifona di comunione
Guardate al Signore e sarete raggianti,
e il vostro volto non sarà confuso. (Sal 34,6)

Oppure:
“Io sono la luce del mondo”,
dice il Signore; “chi segue me,
non cammina nelle tenebre,
ma avrà la luce della vita”. (Gv 8,12)

Oppure:
Il popolo immerso nelle tenebre
ha visto una grande luce. (Mt 4,16)

Preghiera dopo la comunione
O Dio, che in questi santi misteri
ci hai nutriti col corpo e sangue del tuo Figlio,
fa’ che ci rallegriamo sempre del tuo dono,
sorgente inesauribile di vita nuova.

Lectio
La terza domenica del tempo ordinario si apre con l’invito a cantare al Signore da tutta la terra, con ampio respiro universale. Infatti sia la prima lettura del profeta Isaia sia il Vangelo ci mostrano che anche per le terre più lontane c’è la speranza di potersi sottrarre alle tenebre del male accogliendo la luce di Cristo. I gentili sono chiamati, insieme ai giudei, a godere della salvezza che viene dall’evangelo di Cristo. Non si tratta di un’utopia, se sapremo farci discepoli del Maestro come i primi chiamati sulle rive del lago di Galilea.
L’orazione colletta ci invita a pregare il Padre: “Fa' che le nostre comunità, illuminate dalla tua parola e unite nel vincolo del tuo amore, diventino segno di salvezza e di speranza per tutti coloro che dalle tenebre anelano alla luce”.
Potremo certamente godere i frutti di questa preghiera se, come ci esorta l’apostolo Paolo, sapremo coltivare l’unità dei pensieri e dei cuori, evitando le divisioni; indicazione più che opportuna mentre viviamo la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che quest’anno ci fa riflettere sul tema: “L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione”.

12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
Dopo l’esperienza della tentazione nel deserto, ora che il Battista è stato “consegnato” e la sua missione si avvia alla tragica conclusione, Gesù si allontana dalla Giudea e si dirige verso la Galilea; è la terra in cui ha vissuto l’infanzia e la giovinezza e ora vi ritorna scegliendola come terra di elezione. Si stabilisce però non più a Nazaret, ma a Cafarnao, centro più grande e crocevia di vari interessi commerciali, in stretto contatto con le genti pagane che le erano confinanti. In questa scelta l’evangelista Matteo coglie la realizzazione della Profezia antica.

15«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! 16Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta».
Le due antiche tribù stabilite ai confini con i gentili alle quali Isaia aveva rivolto l’annuncio di speranza dopo le invasioni assire dell’VIII secolo a.C., sono ora destinatarie di quella “grande luce” che dissipa le tenebre e che è segno della presenza messianica. La prospettiva salvifica di questa realtà luminosa richiama anche la missione universale del “Servo” chiamato ad essere “luce dei popoli” non più abbandonati alle oscure trame del male, perché il progetto salvifico di Dio si compie per tutti.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
L’annuncio solenne con cui Gesù inaugura il suo ministero riprende quello del Battista; invito pressante alla conversione, a “cambiare mentalità”, per poter trasformare conseguentemente il modo di agire. La motivazione, il perché, di questo impegno sta nel fatto che il Regno dei cieli è vicino. L’espressione “il regno dei cieli”, tipica di Matteo, indica il Regno di Dio che già si è instaurato con la venuta del Signore Gesù.

18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini».
Gesù, viene colto qui nella sua itineranza instancabile per proclamare il Regno e l’evangelista Matteo nota che il suo sguardo si posa su due pescatori, due fratelli, che collaborano insieme per il sostentamento delle proprie famiglie e sono intenti al loro lavoro. Non sono persone anonime, sono conosciuti per nome e Simone viene identificato anche con il nome nuovo che lo caratterizza nella comunità cristiana; il Signore rivolge l’invito a seguirlo promettendo di cambiare completamente l’oggetto della loro pesca: non più i pesci, ma gli uomini interesseranno da quel momento la loro ricerca e il loro impegno.

20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
La risposta dei due uomini è pronta e generosa. Comporta un distacco dal lavoro, dalle abitudini, dalla sicurezza economica; eppure essi non hanno un istante di esitazione. Lasciano tutto attratti dal fascino di quel Maestro così diverso dagli altri. Infatti normalmente i rabbi del tempo avevano seguaci che spontaneamente si mettevano alla loro scuola; qui invece è il Maestro che prende l’iniziativa e invita alla sequela; la sua parola è suasiva e li lega a Sé per sempre.

21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Altro cammino, altro sguardo… ancora su due fratelli; anch’essi impegnati nella piccola azienda familiare, occupati a riparare le reti. Anche Giacomo e Giovanni accolgono prontamente l’invito alla sequela; rinunciando immediatamente non solo alla sicurezza materiale, ma pure a quella affettiva, lasciano il padre per seguire Gesù, fidandosi ciecamente di Lui.

23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
Matteo insiste nel presentare Gesù come maestro itinerante e guaritore, che insegna autorevolmente nelle sinagoghe, dove si ascolta la parola di Dio consegnata alle Scritture; e insieme presta la sua opera guaritrice a favore dei malati. Anche questa azione terapeutica e beneficante di Gesù rientra nella prospettiva messianica ed escatologica. La “buona notizia” del Regno di Dio a favore dei poveri non è solo una proclamazione verbale, ma irruzione della forza di Dio che libera il suo popolo dalle miserie che lo affliggono.

Appendice
Una luce coloro che giacevano nella regione e nell’ombra si è levata a illuminare della morte (Mt 4, 12).
Per far ben capire che non si tratta né della luce né delle tenebre visibili, non dice semplicemente «la luce» ma «la grande luce», che altrove è chiamata la «vera luce» (Gv 1,9). E parlando delle tenebre, le chiama «ombra di morte». Del pari mostra che costoro non hanno cercato e trovato la luce, ma che Dio stesso si è mostrato loro dal cielo: «Una luce - dice - si è levata a illuminare», cioè questa luce è venuta a illuminare quel popolo e non furono essi per primi ad accorrere verso la luce.
Da allora Gesù prese a predicare e a dire: «Convertitevi, perché è vicino il regno dei cieli» (Mt 4,17).
Ma quando Gesù comincia a predicare?
Da quando Giovanni fu chiuso in prigione. Ma perché non predicò prima? E che bisogno aveva di Giovanni Battista, dato che le sue opere gli rendevano già un'efficace testimonianza? Ecco: perché noi potessimo comprendere maggiormente la sua grandezza: Gesù Cristo ha i suoi profeti, così come il Padre ha avuto i suoi. Proprio questo rileva Zaccaria nel suo cantico: «E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo» (Lc 1,76). Era necessario il precursore, inoltre, perché agli insolenti giudei non restasse alcuna scusa, come testimonia lo stesso Gesù Cristo con le parole: «È venuto Giovanni, che non mangiava né beveva, e hanno detto: Ha il demonio addosso. È venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve ed essi dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Alla sapienza, però, è resa giustizia dai figli suoi» (Mt 11,18-19).
E ancora era necessario che tutto quanto riguardava il Cristo fosse manifestato in anticipo da un altro, prima di esserlo da lui stesso. Infatti, se dopo tante testimonianze e dopo tali prove, i giudei dissero: «Tu rendi testimonianza a te stesso; la tua testimonianza non è valevole» (Gv 8,13), che cosa avrebbero osato dire se, prima che Giovanni avesse parlato, si fosse presentato in pubblico e avesse reso per primo testimonianza in favore di sé?
Ecco ancora perché Gesù non comincia a predicare prima di Giovanni e non compie alcun miracolo, se non dopo che il suo precursore è stato rinchiuso in prigione: nel timore che nascesse qualche scisma tra il popolo. Per la stessa ragione Giovanni non compie miracoli, allo scopo di lasciar accorrere tutta la folla a Gesù, trascinata dai prodigi che il Signore faceva. Infatti, se anche dopo i miracoli operati da Gesù Cristo, i discepoli di Giovanni, sia prima che dopo il suo incarceramento, erano ancora presi da gelosia verso Gesù e molti pensavano che il Messia non fosse lui, bensì Giovanni, che cosa sarebbe accaduto se Dio non avesse preso queste sagge misure?
Ecco le ragioni per cui anche Matteo vuol sottolineare che «da allora" Gesù incominciò a predicare. E, all'inizio della sua predicazione, Gesù insegna ciò che Giovanni ha detto. Nei suoi primi discorsi non parla ancora di se stesso, ma si contenta di predicare la penitenza. Per quel tempo era già abbastanza desiderabile far accettare la penitenza, dato che allora il popolo non aveva ancora di Cristo un'idea sufficientemente adeguata. E all'inizio, non annuncia niente di terribile o di spaventoso, come aveva fatto Giovanni parlando della scure tagliente già posta alle radici dell'albero, del ventilabro che ripulisce l'aia, e di un fuoco inestinguibile. Dapprima parla soltanto dei beni futuri, rivelando a coloro che lo ascoltano il regno che ha loro preparato nei cieli. (San Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di San Matteo. Vol. III. Città Nuova, pp. 211-212)

Il testo racconta: Passando Gesù vicino al mare, scorse due fratelli (Mt 4,18); con il testo evangelico si giunge fino al termine dell'episodio, che si conchiude con l'espressione: ed essi, lasciata subito la barca e il padre loro, gli andarono dietro (4,22).
Fortunati codesti pescatori, che il Signore è andato a scegliere non fra tanti dottori della legge, oppure tra gli scribi, o anche tra tanti sapienti di questo mondo! Egli li chiama al grande compito della predicazione divina ed alla grazia dell'apostolato: ed essi hanno il privilegio di essere i primi! Tale scelta fu certamente degna del Signore e quanto mai opportuna per la sua predicazione. Erano tanto più meravigliose la lode e l'ammirazione che ne sarebbero nate all'annuncio del suo nome, quanto più fossero stati di umile condizione coloro che venivano chiamati ad annunciare la predicazione apostolica; considerati un nulla di fronte al mondo, erano destinati a conquistarlo non però con la sapienza di parola ornata, ma con la predicazione umile della fede: era tale la via per liberare il genere umano dall'errore della morte, come si esprime l'apostolo, quando dice: Perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio (1Cor 2,5). Ed ancora: Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto, per confondere i sapienti; Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole, per confondere i forti; Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla, per ridurre al nulla tutte le cose (1Cor 1, 27-28).
Non ha dunque scelto né i nobili di questo mondo, né i ricchi, perché non potesse cadere qualche sospetto sulla predicazione dell'evangelo; non ha scelto i sapienti del mondo, perché non si dovesse credere che la forza persuasiva sugli uomini fosse affidata alla sapienza della dottrina del mondo. Al contrario: ha voluto scegliere dei poveri pescatori, uomini analfabeti, inesperti, ignoranti: tutto ciò avrebbe dimostrato che la forza persuasiva dell'evangelo era affidata alla grazia del Salvatore. Uomini umili anche quanto alla loro professione, ma nobili quanto alla fede e all'obbedienza della mente tutta votata al Signore; disprezzati dagli uomini di questa terra, ma assai benvoluti dal cielo; ignobili sì per il secolo, nobili però per Cristo; non iscritti nell'araldica di un qualche senato di quaggiù, ma iscritti nel libro della vita degli angeli; poveri per il mondo, ma ricchi per Iddio. Il Signore, che ben conosce il cuore umano, sapeva chi doveva scegliere, e cioè non coloro che bramano di possedere la sapienza del mondo, ma coloro che bramano possedere la sapienza di Dio; non coloro che sono alla caccia delle ricchezze del mondo, ma coloro che aspirano ardentemente a possedere i tesori del cielo.
La loro disponibilità appare dal modo con cui seguirono il Signore. Appena sentirono che li invitava: Venitemi dietro, subito piantano là le reti, lasciano il padre, abbandonano ogni loro sostanza, e lo seguono.
L'atteggiamento che essi hanno, li fa riconoscere per veri figli di Abramo, poiché allo stesso modo con cui egli aveva prontamente obbedito alla voce di Dio, essi seguono il Signore.
Abbandonarono infatti subito la possibilità di un guadagno terreno, per conquistare vantaggi eterni; lasciarono il padre terreno, per acquistare un padre celeste: perciò ben meritarono di venire scelti. Il Signore ha scelto dei pescatori ai quali ha cambiato la qualità della medesima professione: da una pesca di natura mondana furono trasferiti ad una pesca di natura celeste. Essi stavano per «pescare» gli uomini inabissati nei più profondi gorghi dell'errore; li avrebbero «pescati» per salvarli. Dice loro il Signore: Seguitemi: vi renderò pescatori di uomini (Mt 4, 19). (Cromazio di Aquileia, Commento al Vangelo di Matteo, Vol. I. Città Nuova, pp. 152-154)

La scelta degli apostoli (Lc 6,12-16)
Con gli Undici scelti
La cui scelta facesti per una (vita) sopraterrestre,
Tu m`hai invitato con essi
a prender parte alla (vita) perfetta.

Ma io, ultimo degli uomini, dall`anima incurante
Sono stato rigettato come Giuda!
Benché non abbia (consegnato) il Signore,
Nondimeno ho tradito con tutto il gusto la mia anima!

Io Ti prego per le loro suppliche
Di rimettermi nel dritto sentiero della luce;
Di realizzare nei fatti quanto è detto in parole,
Quel che per tuo comando hanno insegnato.
(Nerses Snorhalí, Jesus, 345-347)

Cari fratelli e sorelle buongiorno,
il Vangelo di questa domenica racconta gli inizi della vita pubblica di Gesù nelle città e nei villaggi della Galilea. La sua missione non parte da Gerusalemme, cioè dal centro religioso, centro anche sociale e politico, ma parte da una zona periferica, una zona disprezzata dai giudei più osservanti, a motivo della presenza in quella regione di diverse popolazioni straniere; per questo il profeta Isaia la indica come «Galilea delle genti» (Is 8,23).
E’ una terra di frontiera, una zona di transito dove si incontrano persone diverse per razza, cultura e religione. La Galilea diventa così il luogo simbolico per l’apertura del Vangelo a tutti i popoli. Da questo punto di vista, la Galilea assomiglia al mondo di oggi: compresenza di diverse culture, necessità di confronto e necessità di incontro. Anche noi siamo immersi ogni giorno in una “Galilea delle genti”, e in questo tipo di contesto possiamo spaventarci e cedere alla tentazione di costruire recinti per essere più sicuri, più protetti. Ma Gesù ci insegna che la Buona Novella, che Lui porta, non è riservata a una parte dell’umanità, è da comunicare a tutti. È un lieto annuncio destinato a quanti lo aspettano, ma anche a quanti forse non attendono più nulla e non hanno nemmeno la forza di cercare e di chiedere.
Partendo dalla Galilea, Gesù ci insegna che nessuno è escluso dalla salvezza di Dio, anzi, che Dio preferisce partire dalla periferia, dagli ultimi, per raggiungere tutti. Ci insegna un metodo, il suo metodo, che però esprime il contenuto, cioè la misericordia del Padre. «Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata. Uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 20).
Gesù comincia la sua missione non solo da un luogo decentrato, ma anche da uomini che si direbbero, così si può dire, “di basso profilo”. Per scegliere i suoi primi discepoli e futuri apostoli, non si rivolge alle scuole degli scribi e dei dottori della Legge, ma alle persone umili e alle persone semplici, che si preparano con impegno alla venuta del Regno di Dio. Gesù va a chiamarli là dove lavorano, sulla riva del lago: sono pescatori. Li chiama, ed essi lo seguono, subito. Lasciano le reti e vanno con Lui: la loro vita diventerà un’avventura straordinaria e affascinante.

Cari amici e amiche, il Signore chiama anche oggi! Il Signore passa per le strade della nostra vita quotidiana. Anche oggi in questo momento, qui, il Signore passa per la piazza. Ci chiama ad andare con Lui, a lavorare con Lui per il Regno di Dio, nelle “Galilee” dei nostri tempi. Ognuno di voi pensi: il Signore passa oggi, il Signore mi guarda, mi sta guardando! Cosa mi dice il Signore? E se qualcuno di voi sente che il Signore gli dice “seguimi” sia coraggioso, vada con il Signore. Il Signore non delude mai. Sentite nel vostro cuore se il Signore vi chiama a seguirlo. Lasciamoci raggiungere dal suo sguardo, dalla sua voce, e seguiamolo! «Perché la gioia del Vangelo giunga sino ai confini della terra e nessuna periferia sia priva della sua luce» (ibid., 288). (Papa Francesco, Angelus del 26 gennaio 2014)

Fonte:http://www.figliedellachiesa.org/

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