LUCA DESSERAFINO,"Beati i poveri in spirito"

29 gennaio 2017 | 4a Domenica - T. Ordinario A | Omelia
Beati i poveri in spirito
In questa quarta domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci propone il vangelo delle Beatitudini che,
possiamo dire, domina l'odierna liturgia della Parola. Ci viene presentata oggi la prima parte del cosiddetto discorso della montagna, che nel Vangelo di Matteo ha uno spazio particolare. Gesù salendo sul monte ci appare come il Nuovo Mosè, datore della Nuova Legge ("ma io vi dico...!") sul nuovo Sinai.
Proclamando beati i poveri e gli umili Egli parla il linguaggio che Dio aveva già usato col suo popolo attraverso i profeti, quello ad esempio di Sofonia, che abbiamo ascoltato nella prima lettura. Lo stesso linguaggio è adoperato anche da san Paolo, nella seconda lettura: i primi ad essere chiamati sono sempre i piccoli, i poveri, quelli che il mondo disprezza, ma che sono grandi nel regno dei cieli.
Da qui possiamo intravedere quale atteggiamento Dio adotta per comunicarsi agli uomini, quali sono le sue preferenze, quale il suo agire. Ed è proprio l'attenzione ai poveri, ai piccoli, agli indifesi, agli ultimi che caratterizza tutto l'agire amoroso del Padre che Gesù mette in evidenza con la sua vita e nella sua vita.
Abbiamo sentito nella prima lettura il profeta Sofonia dire "Cercate il Signore voi tutti, poveri della terra" e nella seconda lettura san Paolo invitava tutti a fare questa constatazione: "Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti". S'impone allora una domanda: ma perché Dio sceglie i deboli, i poveri, gli ultimi, coloro che agli occhi del mondo non hanno nessun tipo di valore, costretti a vivere da emarginati?
La logica di amore di Dio, lo sappiamo e lo sperimentiamo molte volte nel cammino della nostra vita, è differente dalla logica dell'amore umano, ma non in contrapposizione. Tuttavia è proprio il compito di Gesù, e di riflesso di ogni credente, cercare di mettere in circolo proprio quell'amore che è anche la verità di Dio e dell'umano.
Essere ricchi significa avere potere, ricevere onori e avere un posto di supremazia sugli altri; e qui comincia il pericolo, perché dove c'è potere, ricchezza e supremazia, ci sono molto spesso gli oppressi, gli schiacciati, gli ultimi. L'attacco che Gesù fa alla ricchezza è proprio di questo tipo, una denuncia alla chiusura egoistica che considera il mezzo come un fine adottato proprio da questa logica. E dunque per questo Egli propone per constrasto la povertà, non la miseria, ma quell'atteggiamento che riconosce nelle realtà possedute un tramite, un dono che viene reso fecondo nella condivisione agli umili, agli ultimi, ai più poveri.
La logica di un amore che sa' farsi tutto a tutti, è la via che Gesù svela dell'amore di Dio ed è la via che Gesù ci indica per gestire i molteplici doni che riceviamo dal Padre. Ma per poter comprendere questo dobbiamo davvero renderci poveri in spirito, cioè riconoscerci debitori verso un Dio che per amore tutto ci ha donato e continua a donarci.
Ma insieme ai doni riconoscere la nostra responsabilità nel farli fruttare e nel non chiuderli in un'agire egoistico ed egocentrico, ma essere capaci di imitare l'azione del Padre, che Gesù ci ha mostrato con la sua vita, nel cercare di farsi tutto a tutti e in ogni luogo.
Diacono Luca DESSERAFINO sdb
Fonte:Fonte:  www.donbosco-torino.it

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