don Roberto Seregni"Perfetti sì, ma nell'amore..."

Perfetti sì, ma nell'amore...
don Roberto Seregni  
VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)
Vangelo: Mt 5,38-48 
Settimana piena. Percorsi di catechesi, coppie che si preparano al matrimonio cristiano,
programmazioni da annodare tra di loro, giornate intense di incontro tra i giovani preti della mia Diocesi, tempi di incontro personale con adolescenti e giovani, situazioni famigliari da accogliere e da accompagnare.
Sento che corro il rischio di essere frammentato, diviso, spezzettato.
Cerco un punto di unità, una prospettiva di sguardo che mi permetta di cogliere l'intreccio sotterraneo che unisce i fili della mia vita.
Stacco telefono e citofono. Cerco un tempo di silenzio. Mi siedo davanti alla Croce e ritorno alla Parola di Gesù consegnata alla Chiesa.
Il brano evangelico che la liturgia ci propone questa settimana, riguarda gli ultimi due insegnamenti di Gesù che, a differenza di quelli della scorsa settimana, non riguardano comandamenti presi dal decalogo e - soprattutto - non sono dei divieti. Entrambi riguardano le nostre relazioni e il nostro allenamento nell'amore. Il tema della gratuità che intreccia i due comandamenti è quella che ci fa perfetti nell'amore, come il Padre.
Il Rabbì non ci chiede perfezione nei codici, nei cavilli o nei regolamenti. Ci vuole perfetti, certo, ma nell'amore.
Andiamo con ordine.
La legge del taglione, che troviamo in Esodo 21, 23, restringeva la vendetta e stabiliva un'equivalenza esatta per ogni torto subito. Ma Gesù propone una via diversa, la via della non-vendetta, della non-resistenza.
Gesù blocca la spirale della violenza.
L'odio non deve più richiamare altro odio.
La violenza non deve produrre altra violenza.
Penso a Gesù, alla sua passione. A tutta la violenza, alle torture e alle umiliazioni non ha risposto nemmeno con una parola.
L'ultimo insegnamento di Gesù è il più sconvolgente e il più radicale. E' quello che va persino contro il buon senso, davanti al quale la bontà umana arretra e per il quale il mondo dovrebbe guardarci come dei pazzi. Sì, dovrebbe...
Gesù ci propone una dilatazione dell'amore: il tuo prossimo è anche il tuo nemico. Il tuo prossimo è la persona che odi. Quella che non riesci a perdonare, che ti fa ribollire il sangue, che ti fa cambiare strada. Quella persona è il tuo prossimo da amare e per la quale pregare.
Il verbo che l'evangelista usa per indicare questa qualità dell'amore, ha in sé l'idea della pienezza, della gratuità e della totalità.
Il discepolo è chiamato a questo amore.
Il Maestro non scherza, ci chiede il meglio di noi.
Gesù ci consegna un programma di allenamento del cuore da realizzare con l'esperienza e con il soffio dello Spirito.
E' un amore che chiama a raccolta tutte le forze che sono nell'uomo.
E' un amore che ci rende perfetti come il Padre che è nei cieli.
E' un amore che ci rende quello che siamo: figli del Dio dell'amore.

Buona settimana
don Roberto

Fonte:http://www.qumran2.net/

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