MONASTERO DI RUVIANO, “Ma io vi dico …”

SESTA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Sir 15, 15-20; Sal 118; 1Cor 2, 6-10; Mt 5, 17-37
Una giustizia che deve andare oltre quella degli scribi e dei farisei. E’ questo il cuore della lunga
pagina del Discorso sul monte dell’Evangelo di Matteo che oggi si legge nelle nostre liturgie (spero nella forma lunga!).

            Nelle beatitudini Gesù ha rivelato il volto dell’uomo nuovo, a quest’uomo nuovo ha chiesto di essere sale e luce per dare al mondo sapore e luce e nella pagina che oggi ascoltiamo chiede un superamento che parte dalla Rivelazione che Israele ha custoditoper dare a quella Rivelazione compimento, per dare a quella Rivelazione pienezza.

            Gesù afferma che nella Torah che Israele ha ricevuto c’è già tutto, ma quel contenuto va condotto ad una pienezza. Questa si raggiunge non fermandosi alla giustizia farisaica che si accontentava di osservare quei precetti, di obbedire alla lettera dei precetti: Gesù chiede ai suoi di entrare in quei precetti per scoprirvi il cuore! C’è un cuore di quei precetti che va assunto, vissuto, fatto palpitare in sé. Fermarsi all’esterno di quei precetti è renderli sterili. Chi scopre il cuore dei comandi di Dio fa una cosa sorprendente: arriva al proprio cuore.

Per questo Gesù, nel Discorso della montagna, parla di sei compimenti a cui bisogna puntare; oggi ascoltiamo i primi  quattro e domenica prossima gli ultimi due. Gesù li esprime con quel “Ma io vi dico” che troppe volte è stato travisato.

Il travisamento ha avuto ed ha due versanti: il primo affermare è che Gesù rigetti l’ebraismo ed i suoi precetti (per costoro il superamento è il considerare sorpassata la Torah!); certo è che chi dice cose di questo genere, in primo luogo non ha letto (o vuol dimenticare!) il versetto 17 (Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i profeti: non venni per abolire ma per compiere!) e, in secondo luogo, lo fa in modo biecamente ideologico; il secondo travisamento è affermare che le parole di Gesù rendono più dura e difficile la Legge perché, oltre a guardare alle azioni, giudicano e condannano anche le intenzioni; insomma condurrebbero quasi ad un perverso “processo alle intenzioni”.

In realtà quell’andare al cuore non è un “processo alle intenzioni” ma è il compiersi della Legge. Non si tratta, dice Gesù, di osservare delle norme ma si tratta di far vivere le logiche di Dio nel cuore, nel profondo. Credo anzi che dobbiamo dire che qui Gesù, parlando di questo andare al cuore, sta proprio  annunziando un Evangelo, proprio come aveva fatto con le beatitudini; sì, è la Buona Notizia di ciò che l’uomo nuovo è ormai capace di vivere: in Gesù l’uomo nuovo è libero dalle catene di una legge solo esteriore (in verità già i profeti avevano sognato una legge nel cuore cfr Ger 31,33 e Ez 11, 19-21) perché ora ha una fonte interiore che è plasmata da Dio stesso.

Il cuore, ricordiamolo sempre quando leggiamo le Scritture, non è il luogo dei sentimenti ma è il profondo dell’uomo, è il centro vitale da cui tutto promana e a cui tutto giunge. Se la “legge” non è lì, nel profondo, in un profondo trasformato da Dio, si osserveranno anche i precetti ma da schiavi e non da uomini veri; forse si osserveranno per paura o per viltà e non perché il cuore, il nostro profondo è trasformato dalla novità dell’uomo nuovo che è Gesù.

Ed ecco che Gesù esamina, in questo tratto del Discorso, tutto il mondo delle relazioni che fanno l’esistenza dell’uomo; dal rispetto della vita, alla relazione di coppia sia nell’adulterio che nella tragica possibilità di spezzare una storia con il divorzio, fino al rispetto per il parlare che deve essere sempre trasparenza del cuore e mai paravento per mascherare (forse anche con sacri giuramenti!) la verità del cuore.

Dobbiamo dirlo: quanti adultèri non si consumano semplicemente perché non se ne ha il coraggio! Gesù qui è chiaro: una fedeltà così non vale nulla perché un uomo così e fedele all’esterno ma infedele nel profondo. Quanti rapporti tra gli uomini sono formalmente ineccepibili perché non c’è violenza fisica (non si uccide!) ma ci sono vicende  e rapporti in cui si uccide e come!  E’ vero, ci sono mani omicide e sporche di sangue ma ci sono anche  cuori omicidi fanno grondare lacrime e dolore! Quanti uccisi e  feriti dall’ira, dal disprezzo dalla rottura della fraternità, dalla rottura della comunione (magari per futili motivi o per motivi d’orgoglio, di presuntuosa giustizia personale o per preservare posti o privilegi!); quanti “morti” sulle strade di indifferenze omicide o di vili silenzi in cui si calpesta la giustizia; quanti “morti” uccisi da sorrisi ipocriti o da interessi economici che non guardano il dolore o la disperazione dei poveri; quanti “morti” uccisi da colpevoli connivenze di poteri!

Andando al profondo della Torah Gesù allora ci dona un vero Evangelo: si può vivere la storia con il cuore delle beatitudini, con il cuore del Figlio! L’uomo nuovo compie la Legge. Gesù è il compimento perché va oltre la Legge stessa ma vivendo fino in fondo la Legge stessa; conducendola al cuore; non abolisce la Legge ma fa sì che la Legge giunga ad essere ciò che deve essere: via per Dio e non per una mera “giustizia” che rassicura.

In più, l’ulteriore che ci è annunciato da Gesù è l’Evangelo di un Dio che perdona e fa misericordia oltre la Legge; un Dio che indica la via della vita, come ha detto il sapiente Siracide, e che ha posto sì dinanzi all’uomo l’acqua e il fuoco, la vita e la morte,  ma che è capace di liberare dal fuoco e di redimere dalla morte anche chi nel fuoco e nella morte si “tuffa” per viltà, debolezza, per quella miseria che rende gretto e duro il cuore.

Gesù è il volto di questo Dio che vive l’amore e la cui giustizia non è quella degli scribi e dei farisei; Paolo scriverà compimento della Legge è l’amore (cfr Rm 13, 10).

Gesù allora non è l’abrogazione della Legge, non è la sua fine; Gesù è il fine della Legge (cfr Rm 10,4) perché vivendo la Parola del Padre la fa, la compie, la fa diventare storia e carne di uomo!

“Ma io vi dico …” Gesù ci ha detto il compimento non solo con le parole straordinarie del Discorso della montagna, con le parole che ha proclamato tra gli uomini,  ma ce lo ha detto con la sua vita! Chi guarda a Gesù vede l’uomo nuovo, vede la Legge compiuta. Nel profondo, nel cuore!

Tutto questo, in Gesù, è anche per noi una vera possibilità!

Fonte:www.monasterodiruviano.it/

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