p. José María CASTILLO "NON PREOCCUPATEVI DEL DOMANI

VIII TEMPO ORDINARIO – 26 febbraio 2017 - Commento al Vangelo
NON PREOCCUPATEVI DEL DOMANI
di p. José María CASTILLO
Mt 6,24-34
[In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:]
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno
e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».
Dai centomila anni da cui l’essere umano (Homo sapiens) esiste in questo mondo, si sa che per più di novantamila anni il denaro, il possesso dei beni, tutto quello che oggi chiamiamo e presuppone “l’economia”, non solo non rappresentava nulla per gli uomini, ma era addirittura un fastidio che complicava la loro vita. Quelle persone erano cacciatori, che si trasferivano da un posto all’altro per guadagnarsi da vivere. Possedere cose per loro era un intralcio. Per questo si è detto giustamente che per quegli esseri umani e per più di novantamila anni “nessun movente specificamente umano era economico” (Kart Polanyi). Non lo era e non lo è (María Daraki). Tuttavia, il fattore economico oggi è decisivo nella vita, nella vita degli individui come in quella dei popoli. Un’economia ben gestita è determinante per il benessere e la felicità delle persone e della società. Allo stesso modo un’economia mal gestita è fonte di indicibili sofferenze individuali e sociali. Per questo si comprende il fatto che Gesù si sia interessato così vivamente al tema del denaro. Il problema economico e le crisi dell’economia sono stati una questione centrale tra le preoccupazioni di Gesù. Perché quello che per migliaia e migliaia di anni non è stato “specificamente umano”, oggi è decisivo per gli “esseri umani”. Questo è stato un “progresso” o un “regresso” rispetto alla legge della giungla? Ciò che comanda è la “legge del più umano”? O ciò che comanda è la “legge del più potente”?
L’idea centrale del Vangelo su questa questione è che il fattore decisivo per il buon funzionamento dell’economia è la rettitudine etica. Senza dubbio Gesù ha capito chiaramente che l’economia può funzionare bene solo quando è gestita da persone eticamente integre, impeccabili, trasparenti. Ebbene, se parliamo di rettitudine etica per quello che riguarda l’economia, questo presuppone: 1) Toglierci dalla testa l’idea che Dio vuole la povertà. 2) L’ascetica cristiana è la produttività ed il rendimento nel lavoro. 3) Assumere la “professione” come la propria “vocazione”, perché l’attività professionale è “il più nobile contenuto del proprio comportamento morale” (M. Weber).
Detto ciò, che senso ha quello che Gesù dice in questo vangelo? Significa che: 1) La prima cosa nella vita non è accumulare denaro, ma fare quello che Dio vuole. 2) Quello che Dio vuole è che rendiamo possibile una società, una convivenza e delle condizioni di vita, nelle quali nessuno abbia motivi ragionevoli per sentirsi oppresso da problemi economici (cibo, vestito….). 3) Non cedere mai al desiderio di accumulare, poiché ogni accumulo si fa a spese delle privazioni di altri. Vale in questo caso quello che Oliver Cromwell scrisse al Parlamento inglese nel 1650: “Vi prego di evitare gli abusi di tutte le professioni, specialmente di una, che rende molti poveri perché pochi diventino ricchi: questo non fa bene alla comunità”. 4) Questo è, prima di tutto, “cercare il regno di Dio e la sua giustizia”.

Fonte:http://www.ildialogo.org

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