Don Gianni MAZZALI sdb"LA SETE DEL MONDO"

19 marzo 2017 | 3a Domenica di Quaresima - A | Omelia
LA SETE DEL MONDO
La persistente siccità è una tragedia devastante in alcune parti del mondo. Abbiamo davanti agli occhi
immagini di donne, di neonati, di bimbi, di anziani che visibilmente subiscono la piaga della totale mancanza d'acqua per lunghi mesi, talvolta anche per anni. Sono immagini di desolazione, di impotenza, di aridità che annunciano funestamente la morte. Per molti di noi sembra essere superfluo dire che l'acqua è vita in quanto è un bene che possediamo in abbondanza, che diamo per scontato e spesso, senza scrupoli, sprechiamo e sottovalutiamo. Devo confessare che l'esperienza ad Haiti di una settimana senza acqua corrente mi ha costretto a rendermi conto del prezioso dono dell'acqua e della necessità di dosarne l'uso per le necessità basilari, evitando ogni più piccolo spreco. Ma c'è un'altra sete, di cui spesso siamo ignari, che inaridisce il nostro spirito. E la nostra anima si atrofizza, viene mortificata, soffocata da un'ebbrezza selvaggia. Oggi ci viene offerta una notizia stimolante e confortante: il dono di una sorgente perenne a cui attingere per dissetare la nostra anima inaridita e assetata.

UNA SORGENTE PERENNE

Molti di noi possono vantare una certa familiarità con la pagina evangelica che la Chiesa offre alla nostra riflessione: l'incontro tra Gesù e la donna di Samaria. Eppure si può correre il pericolo di una lettura superficiale, scontata. La provocazione sta nella contraddizione dei ruoli, nel capovolgimento della situazione. Le armi della donna, che vuole averla vinta sull'uomo che le sta di fronte, sono l'ironia e la provocazione. Sono le armi caratteristiche dell'uomo contemporaneo nei confronti di ciò che non è immediatamente evidente, ad esempio la fede in Dio e le manifestazioni religiose che la caratterizzano. La provocazione viene espressa con espressioni di sufficienza ed anche di disprezzo e talvolta con gesti anche volgari che vorrebbero esorcizzare una realtà con cui non ci si vuol confrontare. L'ironia è sovente la reazione di una certa cultura nei confronti delle manifestazioni di fede che sommariamente vengono assimilati alla superstizione o alla ignorante credulità. "Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva?". La donna in questa situazione si sente forte, in vantaggio rispetto al bisogno espresso dal suo interlocutore, insinua e non si trattiene. E insiste su questo atteggiamento nonostante che Gesù chiaramente voglia condurla ad un'altra comprensione, su di un altro livello. Per quanto vicina fisicamente la donna vuole mantenere le distanze ed evitare il coinvolgimento. Gesù la provoca penetrando nella sua anima, nelle maglie intime della sua vita personale. E cessano i luoghi comuni, si sbriciolano le barriere mentali: la donna di Samaria si sente svelata e comincia a capire di avere a disposizione quella sorgente su cui ha ironizzato: "Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna"
Oggi questa Parola ci indica un percorso: possiamo incontrare la vita di Dio, la sua sorgente, la salvezza di Gesù soltanto se lo lasciamo entrare nella nostra vita. E' necessario abbandonare la nostra sufficienza, la nostra altezzosità. Cristo svela noi a noi stessi e solo così può dissetare la nostra anima.

DOV'E' DIO?

Anche gli Ebrei provocano Dio, con una protesta che appare addirittura blasfema, carica di sfida e di pretese: "Il Signore è in mezzo a noi sì o no?". Ad un cuore semplice questa reazione appare incredibile. Dopo tutto quello che Dio ha fatto per loro, gli Ebrei continuano a lamentarsi, a prendersela con lui, a rimpiangere la schiavitù! Eppure è ciò che succede ogni giorno, in ogni condizione, in ogni tempo. Dopo la barbarie nazista dei lager ci si è provocatoriamente chiesti dov'era Dio. Di fronte ad un eccidio di massa ci si chiede perché Dio permetta ciò. Dove sei Dio quando le malattie, la cieca violenza, l'ingiustizia può atroce, l'insensatezza distruggono il cuore, la vita stessa dell'uomo? Dio c'è perché, nonostante tutto ciò, incide i segni della sua presenza nei miracoli quotidiani, nell'eroismo degli umili, nella pazienza dei sofferenti, nel dono generoso della propria vita: "Tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà". L'amore generato dalla fede vince la sete dell'uomo.

DIO DIMOSTRA IL SUO AMORE

Paolo, nello scrivere ai Romani, lo dice a chiare note, senza mezzi termini, con una dolce ed affettuosa provocazione:" Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi." La sete dell'anima di cui tutti soffriamo è conseguenza del peccato. Facciamo fatica ad ammetterlo: la sufficienza e l'autonomia impazzita di oggi ci frenano, ci bloccano. Ma Dio c'è e per consentirci di capire ci ha sopraffatti col suo amore: ha voluto che suo Figlio morisse per noi su di una croce.

"Senza amore
l'uomo è come se fosse perduto
in un deserto
di sabbia, fra sete, rabbia e odio".

(Romano Battaglia, La strada di Sin, 2004)
Don Gianni MAZZALI sdb
Fonte:  www.donbosco-torino.it

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