don Marco Pozza, " La donna-guasta e l'Amore-foresto"

 La donna-guasta e l'Amore-foresto
don Marco Pozza  
III Domenica di Quaresima (Anno A) (19/03/2017)
Vangelo: Gv 4,5-42 
Una freccia di sole attraversa l'immondizia di un'intera esistenza. Fino allora la vita fu tutta un
farfugliare di lenzuola, un ammasso di carni eccitatesi a vicenda, una faccenda amorosa comune: avevano avuto, chi più chi meno, tutti fame del corpo di lei. Ne aveva saziati cinque, s'era saziata di cinque: eppure quel saziarsi, pur non dicendolo, non le bastava. Nemmeno il sesto, quello che la stringeva forte al petto in quelle notti, sembrava bastarle. Sopraggiunse Lui, l'amore-foresto. Sazia di carni umane, mica poteva immaginare che ci fossero uomini ai quali del suo corpo non importasse granché. Quando capitò proprio a lei - piove sempre sul bagnato - parve un beffardo scherzo del destino. Più che affamato di lei, il Foresto era assetato di lei. Una sete strana: aveva sete della sete di lei. Assetato dell'anima «Egli vuole l'anima di quella donna. La vuole con quell'avidità che non tollera né attesa né dilatazione, immediatamente, nel medesimo istante e nel medesimo luogo» (F. Mauriac). Ora: «Dammi da bere». E' l'ora sesta, l'ora più calda. L'uomo è giudeo, frutto-proibito: "Figo quest'uomo. Non me lo faccio scappare: sto al gioco". Nel fare-la-corte, Dio è divampante.
Raccatta tutto ciò che trova per accendere il Regno: quando la fissa ha già ha deciso che sarà tutta-sua, Lui tutto suo. Quando lei s'accorgerà, è tardi: Lui ha già penetrato il buio di quell'anima. Ha rovesciato le carte in tavola, è lei ad aver sete di lui: «Dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete». Civettuola e beffarda, ormai è accerchiata da quello sguardo, da quell'amore così foresto d'apparirle perfino seducente, di quelli impossibili, da far-male. L'ha spintonata, ne ha mutato l'arsura, l'ha denudata senza toglierle il vestito: "Smettila di berti questi uomini. Morirai di sete. Non t'accorgi che la carne fa le rughe?" Spavaldo, accelera, affonda, le sprofonda dentro: il saccheggio è totale. Perché lasciare appeso il frutto quand'è maturo? L'accelerazione è un affronto decisivo, letale, definitivo. Colpita-e-affondata: «Vai a chiamare tuo marito e ritorna qui». E' incontenibile l'Uomo. S'è studiato l'avversaria, sa tutto di lei: stava ancora sotto il fico a trastullarsi, e Cristo già l'aveva accerchiata col suo sguardo. Perché, dunque, mentirgli? Meglio il rischio di lasciarlo fare: con uno così, il curriculum acquista spessore. «Io non ho marito», la più splendida dichiarazione-di-nullità del suo amare: "Sto uscendo con uno, ma non ho ancora trovato l'uomo della mia vita. Se vuoi provarci, mica mi dispiacerebbe sai!" Strana faccenda: mentre la guarda, non è il corpo ad arderle. Quell'Uomo è bizzarro, sente di non riuscire a gestirlo. Meglio portarlo a spasso distraendolo col catechismo: «Vedo che sei un profeta», dimmi dove pregare Dio: sul monte, in città? Quell'anima, Iddio lo sente, è già cotta: sta tentando una scappatoia per sfiatare l'eccitazione. Il tranello non regge: le risponde di sfuggita, per non mancarle d'educazione. Poi gioca a carte scoperte. Cerchi l'Uomo-della-vita? «Sono io, che parlo con te». La classe di un uomo si misura dalla donna che corteggia.
La vita è stata tutta una miseria. "Provaci anche tu, ci han provato in tanti oramai": questo dicevano di lei, col sogno di voltarsela sotto le lenzuola. S'era quasi convinta che il suo destino fosse d'accendere brividi sul corpo altrui. Nulla di più: misera, menzognera, assai bugiarda in amore. Fino al giorno-del-pozzo, quando un Uomo, accaldato, le dimostrò ch'era capace d'essere di verità: «Hai detto bene», «In questo hai detto il vero». Laddove tutti scorgevano menzogna e inferno, accese i fari su ciò che non era-menzogna, nemmeno inferno. Le fece due complimenti-di-onestà. Fu il poco che bastò per capire che differenza c'era, in amore, tra farsi-compagnia e amarsi per davvero. Rimase di pietra: lei, così capace di voltolarsi tra le lenzuola, non aveva calcolato l'incognita d'imbattersi un giorno in un Uomo - foresto, ebreo, sudaticcio - disposto a mettersi in coda tra gli amori come un amore qualunque, sgomitare con essi per farsi spazio, poi spartirsi il cuore di quell'incanto samaritano. Non lo disse Lui: sarebbe parso di parte. Fu lei a dirlo: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?» Si scordò la brocca: «Lasciò la sua anfora, andò in città»: quando si dice che quando uno è innamorato non capisce più nulla. Si dimentica tutto. Ricorda solo d'essersi innamorato come mai prima d'allora.


Fonte:http://www.qumran2.net

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