Don Paolo Zamengo, "Appuntamento al pozzo"

III DOMENICA DI QUARESIMA
Appuntamento al pozzo        Gv 4, 5-42
Era verso mezzogiorno. Certe ore si somigliano tutte. La luce, complice quanto il buio, garantisce un
alone di invisibilità. La volpe e l’aquila escono dai loro nascondigli l’una di notte e l’altra in pieno giorno. La samaritana è una fuori orario. Non gode di buona reputazione. Raggiunge il pozzo a mezzogiorno per non incontrare ombre umane che l’avrebbero scoperta e, come al solito, giudicata.

Eccola con l’anfora raggiungere il pozzo scavato in una terra di mezzo. Ed è attesa là dove un tempo si celebravano i fidanzamenti. Gesù l’aspetta e sceglie proprio il pozzo crocevia di notizie, di patti e di alleanze e qui sigilla il suo incontro. Gesù è solo e anche la donna è sola. Lui straniero e anche lei è straniera.

Li lega la fonte, il pozzo, l’acqua. La donna lo affronta senza timori, confondendolo con quanti le chiedevano da bere.  Per lei nulla di nuovo. Ma Gesù la sorprende: “Se tu conoscessi...”. Gesù getta l’amo e parla di acqua viva.

Ma quell’uomo non ha mezzi per attingere eppure la donna intuisce di avere davanti a sé qualcuno di molto speciale. L’inquietudine, che da tempo abitava il suo cuore, è scossa dalla serena pacatezza di lui. Sapeva di aver infranto regole e consuetudini, sapeva di aver bevuto molte volte acqua sporca e sapeva che non era felice. La sensazione di vuoto diventava premessa di qualcosa di straordinario.

Colui che avrebbe ridato senso alla sua esistenza l’aveva preceduta a quello stesso pozzo. La conosceva, anche se fino a quel giorno mai si erano incontrati, e ormai era giunto il momento di dirle che l’aveva cercata per soccorrerla, dissetarla, perdonarla e salvarla.

“Chi beve l’acqua che io gli darò”. Inizia il dialogo e si gettano le maschere. Gesù parla ora in prima persona, il futuro si fa presente e trascende il banale quotidiano. Lei accetta l’intrusione di Gesù perché già avverte un indicibile sollievo. La sete era lo specchietto per le allodole. La posta in gioco era ben altra, è una nuova vita.

Gesù scandaglia il cuore di quella donna non per curiosità ma perché si imprima in lei la sua nuova dignità. Gesù tesse il ricamo e lo rifinisce. Il luogo della preghiera, le dice, non è qui né là, è in te. Ormai il puzzle è risolto e la scena può anche interrompersi. I discepoli arrivano al momento giusto.

La samaritana può ora ripartire  sospinta da una energia nuova che le fa abbandonare al pozzo la brocca, il proprio passato e la paura di essere svergognata da giudizi frettolosi e va piena di gioia ad annunciare la novità di un incontro sconvolgente.

E anche ai discepoli è riservato qualcosa di nuovo: “Ho un cibo che voi non conoscete”. Bere e mangiare oggi assumono altri significati anche per loro. Gesù chiede loro di ricevere lo Spirito e di compiere la volontà del Padre, così diventeranno anelli di una lunga catena di salvezza.

Anche noi, oggi, sediamo vicino a Gesù nel deserto della vita e troviamo acqua e pane fresco. L’Eucaristia è il dono che Gesù ci offre e mette nelle nostre mani. Ripartiamo fiduciosi ora che la nostra anfora è colma dell’amore di Dio.

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