MACHETTA Domenico SDB, "lectio divina" sulle "donne della Risurrezione"

15-16 aprile 2017 | SABATO Santo Anno C | Appunti per Lectio
Commemorazione del Sabato Santo
Veglia Pasquale e Giorno di Pasqua
VANGELO DELLA VEGLIA: Lc 24,1-12
VANGELO DEL GIORNO: Gv 20,1-9
Proponiamo una "lectio divina" sulle "donne della Risurrezione" 
in Luca e Giovanni.
Negli atti di nascita della Chiesa si registra la presenza di un gruppo di donne, che hanno un ruolo
preciso all'interno del collegio apostolico, essenziale, insostituibile, non solo a livello di assistenza materiale, ma a livelli profondi, di decisione, di stimolo, di intuizione, di attenzione, di annuncio, che non è di sostituzione dei ruoli maschili, ma di complementarità essenziale. La confusione dei ruoli genera sempre caos e rovina. La parità dell'uomo e della donna non consiste nel fare le stesse cose, ma nel conoscere e vivere il proprio mandato.
Intanto occorre partire dalla scena del Golgota; perché là, soprattutto per Giovanni, nasce la Chiesa. Sul Golgota c'è tutto, per Giovanni: Morte-Risurrezione AscensionePentecoste. Chi c'è dietro Gesù nella salita al Calvario? La gerarchia è fuggita: "Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono" (Mc 14,50). Chi resiste con tenacia, vicino a Gesù, è un gruppetto di donne. Degli undici, spunterà Giovanni al momento della morte (forse attirato da Maria?). Deposto Gesù dalla croce, Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo lo seppellirono e, rotolata una grande pietra, se ne andarono. Luca intanto aveva notato che le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe e osservavano (Lc 23,55). In quel silenzio dunque c'è qualcuno che non si dà pace, che osserva dove viene deposto, per tornare appena possibile. Qualcuno che non si rassegna a staccarsi da quella tomba, che si ostina nel non credere che tutto sia finito. Giovanni dice che di buon mattino, quando era ancora buio, una donna, Maria di Magdala (da non confondersi con la peccatrice), si recò al sepolcro.
Dal Golgota dunque emerge la figura della donna. Ma forse occorre partire ancora prima. C'è un fatto che va raccontato, lo ha detto Gesù stesso con molta solennità: "In verità vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto" (Mc 14,9). In ricordo di chi? Di Maria di Betania, la donna che ha scelto la parte buona, colei che ascoltava il Maestro (Lc 10). Il gesto, tipicamente femminile, diventa profetico. Spezza un alabastro di nardo prezioso, scandalizzando gli apostoli. Giuda, che se ne intende, lo valuta trecento denari! Lui venderà il Signore per trenta. Interviene Gesù con molta decisione e tronca ogni commento: "Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ha compiuto un'azione buona verso di me!".
Lo scandalo di Betania sullo spreco del profumo continua nella storia. In definitiva, a che serve quel gesto? Gesù apprezza un gesto che "non serve". Far da mangiare è apprezzabile, curare un malato super-apprezzabile, ma versare trecento denari di profumo... Certe cose sono incomprensibili al mondo. Chiudere una ragazza piena di doti, che potrebbe essere una missionaria d'eccezione, dentro le mura di un monastero a zappare l'orto e cantare salmi è uno spreco! Trecento denari di profumo... Dovunque sarà annunciato il Vangelo sarà raccontato questo scandalo.

Il Vangelo fa emergere qualità femminili inedite.
Fa parte della novità evangelica.
La donna anticipa l'uomo e lo stimola.
Intuisce.
È attenta e si accorge.
Si accanisce nella fede.
È tenace nell'amore.

Gli uomini, loro, sono più... "concreti" (= materialotti) e quindi giudicano chiacchiere, "vaneggiamento" (Lc 24,11) il racconto delle donne.
Il Vangelo naturalmente, presentando il ruolo insostituibile della donna "nuova", ricorda anche indirettamente il rischio del contrario, nel caso che una donna non "funzionasse", rimanendo vero l'antico detto del nostro popolo: "La donna è come l'onda, o t'innalza o ti affonda".
Maria di Magdala "intuisce" che non può essere tutto finito. Si accanisce. E diventa per il Vangelo di Giovanni figura "tipo" dell'anima sveglia, che non dorme: non si rassegna a perdere il suo Maestro. Lei andrà a svegliare la gerarchia. Tutta la storia della Chiesa è cosparsa di Marie di Magdala: da Caterina da Siena a Teresa d'Avila, da Chiara di Assisi a Teresa di Gesù Bambino e tante altre. È la dinamica della sposa del Cantico. In Gv 20 ci sono quasi le stesse espressioni: "Hanno portato via il mio Signore..." (Ct 3,1-3).
Chi cerca... trova.
Solo chi l'ha trovato, può "annunciarlo ai fratelli".
Pietro stesso la prima notizia della risurrezione non l'ha ricevuta dal Risorto, ma dalla mediazione di una donna. Questo è tutt'altro che secondario.
Perché Gesù ha affidato alle donne questo ruolo? Evitiamo risposte affrettate o battute superficiali e ridicole. Sono i Vangeli da cui parte la nostra fede e vanno affrontati con molta serietà.
Maria di Magdala va al sepolcro: vede la pietra ribaltata. Corse allora. È di estrema importanza questa corsa notturna di quest'anima alla ricerca di Pietro. E sarà ancora lei ad essere inviata dal Risorto ai fratelli. In questa prospettiva forse può essere letta quell'espressione un po' enigmatica: "Non mi trattenere perché non sono ancora salito al Padre; ma va'...". "Noli me tangere...". Espressione che ricorda il "Non avvicinarti, togliti i calzari...", dell'episodio del roveto di Mosè. Vorrei dire che non è tanto un rifiuto, ma un invito alla tenerezza, quella vera, cantata dalla Bibbia (chésed). Non incapsularmi nei tuoi schemi, non cercare di possedermi, di trattenermi per te. L'appello è molto esigente: è un invito al dono, all'amore vero, all'annuncio. "Non mi trattenere... ma va'!". Il "non trattenermi" è in relazione a quel "va'".
Ma c'è una cosa ancora su cui è importante fermarsi. C'è un crescendo, tipico di Giovanni, costruito sul verbo
"vedere". Giovanni (come Marco) "gioca" sul verbo "vedere", che è il verbo dell'Esodo. Quante volte in dieci versetti troviamo il verbo vedere. In greco però non c'è sempre lo stesso termine:
verbo "blépo¯" (vv. 1 e 5),
verbo "theo¯réo¯" (v. 6): un guardare interessato,
verbo "o' ráo¯" (v. 8): verbo di rapporto, verbo della fede.

"E vide e credette". Come si dice in Esodo 14,31 quando Israele vide la mano potente del Signore e credette in lui.
Cos'hanno visto?
Immaginiamo il corpo che sparisce... Trovano in un unico luogo i lini afflosciati, e il sudario non afflosciato come i lini, ma rimasto avvoltolato in modo curioso al suo posto. Alcuni biblisti mettono giustamente in guardia da certe traduzioni che potrebbero far supporre che qualcuno sia entrato nel sepolcro.

Il credere dunque è qualcosa che mette in azione il di dentro: è questione di amore. Non è semplice adesione intellettuale. È aderire, accogliere un evento storico sconvolgente.
Non possiamo chiudere queste riflessioni senza pensare a colei che prima e più di tutti "credette". Lei è la madre dei credenti, di coloro che "credono senza vedere" (con gli occhi del corpo). È significativo che non si parli di apparizioni del Risorto a Maria. Tutta la sua vita fu un "credere". "Beata te che hai creduto!".
Lei, per eccellenza, è la donna della Risurrezione.

Don Domenico MACHETTA
Fonte:  www.donbosco-torino.it

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