padre Gian Franco Scarpitta "Adempiere il suo volere per vivere in lui"

Adempiere il suo volere per vivere in lui
padre Gian Franco Scarpitta  
VI Domenica di Pasqua (Anno A) (21/05/2017)
Vangelo: Gv 14,15-21 
Come già si rifletteva nella scorsa Domenica, Gesù rassicura i suoi discepoli che una volta assentatosi
da loro al momento della sua Ascensione al Padre, essi non resteranno soli: Dio stesso "prenderà dimora in loro" e vivranno con il Signore il vincolo dell'unità e della comunione. Adesso tale pensiero viene ribadito con un' espressione congiunta ad un invito: "In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.... Se osserverete i miei comandamenti. Se mi amate." Vivere di quanto Gesù ci insegna e seguire le sue orme nel nostro itinerario comportamentale è condizione per instaurare un legame indissolubile con lui, non perché Gesù pretenda assoluto asservimento passivo o prostrazione rassegnata alla sua volontà, ma per il semplice fatto che anche lui, per primo, ha vissuto l'umiliazione nell'adempiere la volontà del Padre. A sua volta questa si è concretizzata nell'estremo annichilimento per amore nostro, nell'umiliazione di farsi obbediente per noi fino alla morte di croce. Poiché in tutto questo Gesù ha eseguito la volontà del Padre anche a noi viene chiesto di seguire costantemente Lui affinché siamo certi di approdare al Padre e di vivere in armonia con lui. Gesù si è umiliato a Dio perché noi fossimo risollevati verso Dio. Ci invita quindi a vivere nel suo amore, eseguendo i suoi comandamenti perché anche noi giungiamo alla comunione con Dio Padre. In che cosa consistono i comandamenti che ci permettono di entrare in questa dinamica di vita? Lo si evince dalle stesse opere di misericordia di Gesù, con le quali ha mostrato sollecitudine verso gli ultimi, i poveri e gli esclusi, annunciando la vita nel resuscitare i morti e il Regno di Dio nel far camminare gli storpi e nel sanare i lebbrosi. Tutti i comandamenti si concretizzano cioè nell'amore sincero e disinteressato verso gli altri e, cosa eccezionale ed esaltante, verso i nostri nemici. L'amore è la pienezza della legge e vivere nell'amore vuol dire fare la volontà di Dio, perché in effetti Dio è amore. Se si persevera in questa ottica ci si immedesima nella stessa relazione di amore che lega Gesù al Padre in modo tale che anche noi viviamo in Cristo come il Padre vive in lui. In parole povere, in modo che Dio viva in noi.
" Chi vive in Cristo e adempie la sua volontà non è destinato a restare solo e demotivato ma dallo stesso Signore trae la forza di costanza e di perseveranza e diventa dello stesso Signore oggetto di fiducia e strumento di amore per tutti gli altri. Chi segue Cristo è sicuro di seguire la Verità perché nello Spirito Santo Cristo ci conduce al Padre che è la Verità. Appunto lo Spirito Santo ci consente di vedere il Padre in Cristo e di vivere la dimensione dell'intimità nell'amore con l'Uno e con l'Altro. Lo Spirito Santo Paraclito è il Dio che accomuna il Padre e il Figlio rendendoli una cosa sola e non manca di arrecare anche la comunione fra di noi. lo Spirito Santo in ogni settore esistenziale crea e fonda la comunione. Grazie allo Spirito la Chiesa assumerà sempre più consapevolezza del suo annuncio e motiverà sempre più il suo zelo missionario mentre i discepoli troveranno in se stessi la ragione del coraggio e della perseveranza. Secondo la promessa di Gesù, lo Spirito ci rende capaci di conoscere la verità per intero, ci orienta su quella che di volta in volta è la volontà di Dio, non ci fa smarrire e disorientare nelle decisioni e nelle scelte, ci conduce per mano per il semplice motivo che lo Spirito attualizza la presenza di Gesù Risorto, facendo in modo che noi di Questi riscontriamo la presenza sottile ma esaltante. E' grazie allo Spirito che realizziamo la comunione con Dio Padre attraverso Cristo e la presenza continua del Signore ci sostiene e ci sprona e ci sollecita sempre nel bene.
La presenza e l'opera dello Spirito Santo è necessaria perché noi percepiamo la presenza di Gesù e perché possiamo avvalercene. Talmente indispensabile che il libro degli Atti degli Apostoli (I Lettura), accanto a Eb 6, 2, prevede un'effusione dello Spirito per imposizione delle mani distinta dall'amministrazione del Battesimo. Questo primo sacramento è contrassegnato già esso stesso dallo Spirito, ma la Chiesa delle origini su mandato del Signore amministra un'ulteriore effusione dello Spirito Santo che consolida il vincolo battesimale e che imprime stabilmente nella vita del cristiano. Si tratta della cosiddetta Cresima o Confermazione della quale (anche se la questione sembra su ciò dibattuta) ci parla l'episodio di cui alla prima Lettura, che per l'appunto riporta un caso di intraprendenza missionaria degli Apostoli che, nel ministero di Pietro e di Giovanni, raggiungono la Samaria per imporre le mani e infondere lo Spirito su alcune persone già battezzate. Con questa ulteriore effusione si ha la garanzia di una presenza del Signore e della sua Parola non solamente certa e veritiera, ma anche in grado di infondere fiducia, coraggio e franchezza nella testimonianza del Risorto, in modo che Questi sia non solamente professato ma anche palesato con la coerenza della vita. Si tratta sempre dell'inabitazione di Cristo in noi, della comunione che egli realizza con noi e fra noi e il Padre, del consolidamento conseguente della comunione fra di noi e di conseguenza della missione che egli stesso realizza rendendoci strumenti del suo amore. Grazie allo Spirito insomma il vivere di Dio in noi realizza il vivere nostro in lui e nel nome suo.

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