padre Gian Franco Scarpitta, " Il dono irrinunciabile della fede"


Il dono irrinunciabile della fede
padre Gian Franco Scarpitta  
Ascensione del Signore (Anno A) (28/05/2017)
Vangelo: Mt 28,16-20 
Dopo 40 giorni di gioia commista a stupore in compagnia del Signore Risorto, adesso per gli apostoli
comincia la "prova del nove", perché dovranno dimostrare di prendere sul serio, trasferendole nel vissuto pieno, le parole del loro maestro: "Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo"(Mt 28, 20). Adesso infatti Gesù "ascende al Cielo", cioè cessa di essere esperibile nella maniera consuetudinaria e immediata e non sarà più possibile incontrarlo e interagire per mezzo di facoltà ottiche, tattiche e uditive. Non serviranno più i cinque sensi per fare esperienza del Signore, ma sarà necessario sfruttare la risorsa preziosa e irrinunciabile della fede, che ci permette di provare ciò che sfugge alla nostra percezione. Gesù adesso torna nella sfera del divino e dell'ineffabile; secondo un'espressione del nostro Credo "Siede alla destra del Padre", il che vuol dire che sarà sempre vero Iomo e vero Dio, ma dell'umano propriamente detto nom potremo conoscere nulla direttamente. Sfugge alle possibilità di comprensione del quotidiano, si sottrae alla materia e alla contingenza e l'esperienza che potremo fare di lui è solamente misterica e interpella per l'appunto la nostra fede. Credendo e aderendo con fiducia, gli apostoli, e come loro tutti quanti gli altri discepoli, sono invitati a riscontrarlo presente e manifesto nella forma invisibile e a comportarsi secondo i suoi moniti e i suoi insegnamenti "fino al suo ritorno glorioso e invisibile". Sarà lo Spirito Santo promesso e inviato dallo stesso Signore Gesù Cristo ad attualizzare questa sua presenza certa sebbene ineffabile, sarà in forza della sua continua assistenza che noi saremo in grado di vivere la presenza del Risorto in ogni ambito della vita, soprattutto nei Sacramenti, segni visibili della sua presenza invisibile e la Chiesa stessa in forza dello Spirito sarà un Sacramento. Ciò non toglie tuttavia che sarà chiamata in causa la nostra fede, virtù teologale che apre le porte all'accoglienza del mistero e dell'ineffabile, e sotto questa prospettiva sarà possibile avere motivi si fiducia e di consolazione nella certezza di non essere mai soli e abbandonati al dubbio e alla perplessità. La fede, cioè l'abbandono fiducioso alla parola dello stesso Signore nonché apertura incondizionata del cuore all'attualità del suo messaggio, ci rassicura, ci incoraggia e ci sospinge perché essa è l'unica possibilità di fare esperienza di ciò che altrimenti sarebbe difficile conoscere e incontrare. Come si è detto tante volte, il credere non pregiudica la razionalità e non le toglie spazio. Al contrario, la ragione è esaltata e motivata quando ha l'umiltà di ammettere che vi sono realtà che la trascendono (Pasca) e in ogni caso la fede è sempre compatibile con la ragione e di conseguenza è leciro affermare che è ragionevole credere che Gesù, seppure asceso al Cielo, vive con noi tutti i giorni.
Nella fede siamo sospinti a vivere il presente facendo adeguata memoria del passato, sempre protratti verso il futuro e il contenuto dell'Ascensione, fenomeno della presenza - assenza del Risorto, verte ad orientarci in questa direzione. Scrive Comastri: "Tutta la storia della Chiesa è un intervallo tra il già compiuto e il non ancora compiuto. Un questo intervallo i discepoli di Cristo sono chiamati a condividere la sorte del loro maestro." Viviamo insomma la presenza del Signore Asceso nell'attesa dell'incontro finale definitivo che ci attende con lui. Siamo infatti nell'aspettativa del compimento finale, quando Cristo si manifesterà visibilmente nella sua gloria definitiva (Giudizio Universale).Siamo qui di nel tempo della speranza che coincide con il nostro impegno costante nel vivere adesso, nella fede, la caparra di ciò che vivremo finalmente in visione. Lo stesso Signore che incontreremo alla fine è il medesimo che costantemente ci chiama a rapporto adesso, nel mondo presente. E che ci sollecita alla riscoperta della sua presenza nel dono prezioso e irrinunciabile della fede. Il nostro presente è il tempo della costruzione del Regno di Dio nella perseveranza costante nelle tribolazioni e nella continua ricerca del Signore e della sua volontà, la sua continya sequela nel vivere con fiducia e perseveranza i suoi insegnamenti nell'edificazione di noi stessi e degli altri, la testimonianza nel bene che è essa stessa un riflesso della sua presenza. Il nostro avvenire è lo stesso Signore che ci si pone cone obiettivo ultimo, nostra meta oggetto di speranza e garanzia di ricompensa futura. Per dirla con Paolo insomma il nostro vivere è Cristo.
Fonte:http://www.qumran2.net

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