don Luca Garbinetto,"Trinità è Luce"

Trinità è Luce
don Luca Garbinetto  
Santissima Trinità (Anno A) (11/06/2017)
Vangelo: Gv 3,16-18 
Sono così belle le cose sfiorate dalla luce della luna piena. Ma sono ancora più belle abbagliate dai
raggi caldi del sole. Perché la luna vive di luce riflessa. Il sole invece è fonte di luce, e la luce è integrazione della diversità dei colori. Come il sole, Dio è Fonte di Luce.
Dio è Luce. E la Luce è venuta al mondo. Il mistero di Dio si rivela illuminando la realtà da Lui creata. E nel riconoscere la ricchezza e la bellezza dei colori e delle forme, che danno identità e consistenza a tutte le cose, ci accorgiamo di quanto sia meravigliosa e discreta la Fonte che ha generato tutto ciò.
La Luce, in sé, non si vede. Ma fa vedere. E nel rendere visibile, illumina di bellezza. Così si svela, e ci stupisce che possa esserci tanta varietà, sebbene rischiarata e originata dalla stessa Sorgente. Così è Dio: per farsi vedere, mette in evidenza, rischiara, colora e decora le Sue creature, perché in esse noi - le più belle fra tutte le creature - possiamo intuire e desiderare il Suo volto di Luce.
Dio nessuno l'ha mai visto, ma la Luce lo ha rivelato. La Luce è il volto del Figlio, consegnato per amore affinché si infrangano le tenebre che deformano, nascondono, spengono la bellezza e la vita. Nel volto del Figlio si mostra la luminosità del Padre, ma in maniera paradossale. Il Padre infatti si ritira, affinché splendano coloro che Egli ama. Perché è proprio della Luce restare umilmente in secondo piano, e allo stesso tempo penetrare ogni corpo, permettendo agli oggetti illuminati di esprimere tutta la loro consistenza. Ma senza la Luce essi non sono più.
Così fa Dio con noi. Ma così, in Dio, fa il Padre con il Figlio, e il Figlio con il Padre. Il primo si espropria del proprio diritto di abitare solitario il Cielo e di vedere tornare a Lui tutte le cose, anche il riconoscimento del Figlio. Il Padre prende l'iniziativa, esce da sé, e consegna il Figlio, in qualche modo se ne distacca, se ne priva, quasi a essere disposto a perderlo, e solo per amore. La Croce è il vertice della Luce, perché nella Croce il Padre rinuncia totalmente a imporre l'abbaglio della Sua divinità per lasciare che il Figlio si esponga, umiliato, a essere icona e altare dell'amore donato.
Ma in questo mistero pasquale, anche il Figlio si ritira, si schermisce, così come insistentemente aveva fatto nella sua vita terrena: ‘Chi ha visto me ha visto il Padre' (Gv 14,9); ‘non la mia, ma la Sua volontà sia fatta' (Lc 22,42). Il Figlio, della stessa sostanza del Padre, pensa, sente e agisce come Lui nella logica del totale svuotamento di sé, per fare posto all'altro.
Dio agisce così verso l'uomo e la creazione. Dio agisce così perché Egli è così, anche nell'intimità della propria vita trinitaria. La relazione del Padre e del Figlio, il primo che consegna, il secondo consegnato, per il bene degli uomini, manifesta l'essenza dell'Amore. L'Amore è la relazione tra loro, l'Amore dunque è lo Spirito Santo.
Così come si mostrano a noi, Padre e Figlio sono tra loro, diversi ma uguali nell'Amore. L'Amore, lo Spirito, è capacità di farsi da parte proiettando però la propria Luce affinché i colori, le forme, i dettagli, la dignità, la bellezza dell'altro vengano alla luce, si manifestino, si consolidino. E così l'Uno fa essere l'Altro, e non vi è l'Uno senza l'Altro. Avviene tra il Padre e il Figlio. Avviene tra Dio e l'uomo. Se cancelliamo Dio, muore l'uomo, e le tenebre invadono il mondo. Se uccidiamo l'uomo, sfiguriamo Dio, come il volto di Gesù sulla Croce.
Oggi è festa di Luce. Ma è anche battaglia tra giorno e notte, tra chiaro e scuro, tra luce e tenebre. In Dio tutto è Luce. Sceglierlo è fare un passo avanti perché il suo Amore ci possa invadere e rischiarare, illuminare e riscaldare. Sceglierlo è percorrere gli ultimi passi della penombra, per passare dalla luna al sole.
La Trinità ha scelto di farsi prossima a noi: non poteva essere altrimenti, perché la Luce è fatta per illuminare. Tuttavia, a noi lascia la libertà di decidere se lasciarci toccare o no da questo raggio vitale. In ciò, la Trinità si ritira, attende, spera. Con noi, per noi, da noi: immensa dignità, quella di poter scegliere di lasciar vivere in noi la Luce, perché vi sia Luce anche tra noi. Permettere a Dio di essere Dio dipende anche dalla nostra libera adesione alla Luce. Con l'opportunità della vita piena, della salvezza definitiva, dell'eternità. E il rischio che, rifiutato e sfigurato Dio, anche noi restiamo spenti a vagare nell'esistenza terrena come fiammelle senza speranza.
Fonte:http://www.qumran2.net

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