D. Severino GALLO sdb, "GIOIRE PIENAMENTE NEL SIGNORE"

17 dicembre 2017   - 3a Domenica di Avvento B  |  Letture - Omelie
GIOIRE PIENAMENTE NEL SIGNORE
La realizzazione delle promesse di salvezza genera gioia e consolazione: è questo l'atteggiamento che
prevale nelle prime due letture, mentre il Vangelo si ferma ancora sulla testimonianza resa dal Battista a Gesù. Il Vangelo odierno ci presente la figura di Giovanni Battista. Ai nostri giorni la testimonianza di Giovanni Battista ci riempie di stupore: in mezzo a noi c'è uno che non conosciamo!
In realtà non ci rendiamo conto della presenza di Gesù nelle nostre case: Egli abita letteralmente sotto il nostro tetto, nella Casa religiosa!

Non siamo abbastanza abituati a vederLo nei vicoli delle nostre città, nella casupola, che ci sorge accanto, o su un tram o nella capsula lanciata negli immensi spazi.
Per conseguenza è ugualmente lamentevole il fatto che non conosciamo la vera gioia cristiana e religiosa, di cui è pervaso il tempo natalizio e tutto il tempo della redenzione. Perché, se il Signore è con noi, tutto è serenità ed allegria.
Nella liturgia odierna il profeta dà una bell'immagine della letizia umana, paragonandola a due sposini, che stanno preparandosi per la cerimonia nuziale.

C'è qualche preoccupazione, s'intende, il vestito non ancora terminato, forse dovettero contrarre qualche debito e tante altre piccole inquietudini; ma c'è aria di festa, un gran fervore di preparativi, auguri, regali, fiori…

Ecco l'allegria dell'anima in grazia di Dio, la letizia dell'unione intima con Gesù Sposo dell'anima consacrata, o anche la stessa gioia di chi soffre in un letto d'ospedale, ma la cui pena si trasforma in speranza e si sublima in amore per la consolazione che non viene da esseri umani, ma solo dal cielo.

Il Beato Enrico Susone affermava che "il cammino per il dolce, passa spesso attraverso l'amaro"; infatti mentre la sofferenza della povertà o della salute ha una durata effimera e transitoria, il dolce, cioè la gioia, comincia qui in terra, e non finisce più neppure in cielo.

Pensando a quella perenne letizia, lo scrittore cattolico inglese Chesterton ha lasciato scritto: "Un uomo può vivere per il mondo dell'aldilà ed essere ugualmente allegro".

1. La vita cristiana è una conversione.

La vita umana senza Gesù è un duro inferno, ma con Gesù è un Paradiso eterno.
Bisogna gioire divinamente, perché Gesù è ormai vicino: e Lui è l'Emanuele, cioè il Dio con noi.
All'arrivo di Gesù esplodono di gioia Elisabetta, Zaccaria, la Madonna, gli Angeli, Simeone, i pastori, i Magi, e perfino Giovanni Battista ancor prima di nascere. Tutti esultano, eccetto quelli che sono separati da Dio o coloro che non vogliono saperne di Gesù, come Erode.
Ma per godere veramente la gioia del Natale, dobbiamo convertirci a Gesù: tutta la vita cristiana deve essere una conversione verso di Lui.

2. I Lettura - Conversione alla gioia

Possiamo considerare la prima Lettura come un invito a convertirci alla gioia.
Non siamo noi, con le nostre fatiche e con i nostri sacrifici a salvarci: è il Messia, pieno di Spirito Santo, che ci salva; e ci salva tutti, anche i più miseri, anche i più abbandonati. Dio ci vuole veramente bene!
Dice il profeta: "Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio; perché mi ha rivestito di vesti di salvezza…".
Convertirci alla gioia significa riconoscere l 'immensa misericordia di Dio, accettare i suoi doni con umiltà, come la Madonna, la quale si allieta in Dio, suo Salvatore.

3. II Lettura - Conversione alla gratitudine

Dice San Paolo nella seconda Lettura: "In ogni cosa rendete grazie" a Dio. Dire: "grazie" è segno di buona educazione.
Dobbiamo convertirci alla gratitudine, dobbiamo incominciare ad essere educati con Dio.
Ma che doni ci ha fatto Lui? Questi, per esempio: la gioia dell'anima in grazia, lo Spirito Santo, la pace, la sicurezza di una salvezza totale: anima e corpo, di una salvezza eterna. Ma prima ancora la grazia della vocazione religiosa, salesiana: vi ha chiamate ad essere Spose di Gesù. Un privilegio da vertigini! Basta che ci pensiate con calma.
E chi ci assicura che Dio ci ha fatto tutti questi doni? La fede in Gesù.

4. Vangelo - Conversione alla fede

All'arrivo di Gesù, LUCE del mondo: alcuni lo accolsero con fede; altri preferirono rimanere nelle tenebre.
Avere fede in Gesù significa: riconoscere che Egli è Figlio di Dio, più grande di Giovanni Battista, suo semplice araldo; significa diventare anche noi come Giovanni Battista, voci di Dio, suoi messaggeri, umili suoi servi.
Significa soprattutto riconoscere che Gesù, oggi, è in mezzo a noi, è dentro di noi: "In mezzo a voi sta un o che voi non conoscete".

Dov'è Gesù in mezzo a noi?

* Gesù è presente nell'assemblea liturgica che prega: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, là sono Io in mezzo a loro" (Mt 18,19s.).
* Gesù è presente nella sua Parola: "E' Cristo che parla, quando si legge nella Chiesa la Sacra Scrittura", dice il Concilio.
* Gesù è presente nel Sacerdote: è Gesù, non il Sacerdote, che consacra, che assolve, che benedice…
* Gesù è presente nei cuori in grazia, in quelli che mangiano il Pane di Vita.
* Gesù è presente nei poveri: "Qualunque cosa avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l'avrete fatta a Me" (Mt 25,40).
* Gesù è presente nella Chiesa: "Sarò con voi fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).
* Gesù è presente in modo speciale nell'Eucaristia.

Attenzione però! Vigiliamo: perché Gesù è nascosto in mezzo a noi. Sarebbe un errore cercarLo altrove.
Noi Religiosi siamo troppo immersi nel soprannaturale e corriamo il rischio di non avvertire la Sua presenza. Come sarebbe disastrosa per noi questa situazione! Vivere immersi in Gesù e non subire il fascino della Sua presenza!
In seguito al mistero dell'Incarnazione la ricerca di Dio non è più limitata al conoscere, ma al riconoscere.

Non è questione di libri, ma di volti. Dio non lo si incontra al termine di un dotto ragionamento, ma al termine di una strada percorsa con gli occhi e il cuore spalancati.
Non è facile riconoscere Gesù. Perché Lui ha preso l'abitudine di viaggiare in incognito, di sembrare un altro, di apparire uno qualsiasi.

Un giorno un bambino corse piangendo dal suo nonno e si gettò alle sue ginocchia. Il nonno lo consola: "Che hai, piccolo mio?".
E il piccino: "I miei compagni non vogliono giocare con me".
"Ma perché non vogliono giocare con te?".
"Io mi nascondo ed essi non vogliono cercarmi, così rimango solo".
Allora, il vecchio comincia a piangere anche lui. E alla meraviglia del nipotino dice: "Vedi, piccolo mio, è come con Dio: Egli si nasconde e nessuno vuole cercarLo".                           

                                                                                  D. Severino GALLO sdb,

Fonte:http://www.donbosco-torino.it

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