don Marco Pedron, "La terapia dell,Amore"

La terapia dell,Amore
don Marco Pedron
III Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) 
  Visualizza Mc 1,14-20
Siamo nel vangelo di Marco, il vangelo che ci accompagnerà quest'anno.


Il vangelo di oggi inizia dicendo: "Dopo che Giovanni fu arrestato" (Mc 1,14).

L'attività di Gesù inizia dopo che Giovanni Battista è stato messo a tacere dal potere. Marco segnala la stupidità del potere, che crede di mettere a tacere una voce, una voce profetica, ma non sa che poi ogni volta Dio ne suscita una ancora più grande.

Il potere sta tranquillo perché ha messo a tacere la voce di Giovanni Battista ma ecco che Dio ne suscita una molto più potente, che è quella di Gesù, il Figlio di Dio.

Allora cosa fa Gesù dopo l'arresto del Battista? Predica il vangelo (Mc 1,14).

La parola "vangelo" vuol lett. "buona notizia". E qual è la buona notizia che Gesù annuncia: non un Dio buono, ma un Dio esclusivamente buono, un Dio dal cui amore nessuna persona si può sentire esclusa, qualunque sia la sua condotta, qualunque sia il suo comportamento.

In Atti 10,38 di Pietro, dopo il suo travagliato processo di conversione, dice: "Dio mi ha mostrato che nessun uomo può essere considerato impuro". La religione divide tra puri e impuri, tra meritevoli e non. Ma Dio no. Per Dio non c'è nessuna persona che possa essere esclusa dal suo amore; questa è la buona notizia che l'umanità attendeva. L'Amore di Dio è più grande di ogni nostro errore. 1 Gv 3,30 dice: "Qualunque cosa il nostro cuore ci rimproveri, Dio è più grande del nostro cuore".

Poi Gesù dice: "Il tempo è compiuto" (Mc 1,15). Ma quale tempo?

Dio aveva stipulato un patto con il suo popolo. In cosa consisteva questo patto? Dio aveva dato le sue leggi al suo popolo e questo popolo, osservando le sue leggi, doveva essere in una qualità tale di vita che i popoli circostanti avrebbero dovuto ammettere che il Dio di Israele era il più grande. Ogni nazione aveva una sua divinità, ma, vedendo lo stile di vita di Israele, avrebbero dovuto ammettere che il popolo di Israele era quello che aveva un Dio più grande.

In Dt 15,4 c'è scritto: "Nel mio popolo nessuno sia bisognoso". Allora: una nazione dove nessuno è bisognoso è chiaro che quella nazione ha qualcosa di divino. Ma tutto questo non c'è stato, anzi. Infatti l'ingiustizia veniva esercitata in nome di Dio. E questo era intollerabile. Per questo Gesù dice: "Il tempo è compiuto" (Mc 1,15). Adesso basta: il tempo è venuto meno ed è finito.

Anche se è difficile dobbiamo aver il coraggio dire: "Questo è finito; questo s'ha da chiudersi".

Ciò che è finito, è finito. Se una cosa si è chiusa, se ha fatto il suo tempo, dev'essere chiusa. Se una relazione è finita, è finita. Se un amore è finito, è finito. Se un progetto è finito, è finito. E' inutile insistere o attaccarsi all'impossibile. Se un'idea non è buona o è passata, è inutile continuarla. Se non dà più niente, non dà più niente. Basta. Se un'opinione è falsa, bisogna cambiarla. Perché altrimenti si diventa menzogneri. Se una persona se ne è andata, è inutile trattenerla. Perché non c'è più e non ci si può attaccare alla morte. Se un periodo si è chiuso, è inutile ricordare i bei tempi. La vita è oggi, adesso; ieri è passato. Se una porta è chiusa, non ha senso continuare a bussare. Perché per di lì non si può più entrare. Se un sistema è finito, va chiuso. Ha dato, ma ha fatto il suo tempo. Essere uomini e donne vuol dire far nascere e far morire, aprire e chiudere, accendere e spegnere quando è il caso, quando la situazione lo chiede. Anche se sé difficile, anche se costa.

Poi Gesù dice: "Il regno di Dio è vicino" (Mc 1,15).

L'espressione "regno di Dio" ad un ebreo evocava una memoria non molto piacevole. Israele aveva voluto la monarchia e il re. Tutti i profeti erano contrari, ma il popolo lo volle lo stesso. I profeti volevano che fosse Dio stesso a regnare (il regno di Dio) ma il popolo volle, invece, un vero re.

Il profeta Samuele aveva detto al suo popolo: "Ma guardate che il re prenderà i vostri figli per la guerra e li farà morire in battaglia; prenderà le vostre figlie e diverranno "madame" di corte e sue donne; prenderà i vostri terreni e i vostri prodotti migliori; prenderà i vostri schiavi (i lavoratori del tempo), vi metterà tasse, ecc., e voi griderete a causa del re che voi avete voluto eleggere" (1 Sam 8,11-18). Vi farà fare le cose peggiori che voi potete immaginare e pensare.

"Volete ancora un re, nonostante questo?". "Sì" (1 Sam 8,19). Al che anche Dio s'arrende e dice a Samuele: "E dagli sto re!" (1 Sam 8,22). "Se ne pentiranno!". E così fu perché fu un'esperienza disastrosa. Ma Dio rispetta sempre la libertà degli uomini, anche quando è contraria alla sua volontà, così concede la monarchia e il "suo re" ad Israele e da qui ebbe inizio la tragedia di questo popolo. I re furono uno peggio dell'altro: la scissione, la divisione, l'occupazione e la deportazione.

Tutto questa delusione, frustrazione, aveva fatto nascere la speranza, l'attesa di un regno dove Dio stesso sarebbe diventato re. Quindi quando Gesù parla di regno di Dio non intende un regno dell'aldilà, il Paradiso o cose del genere, ma un regno nell'aldiqua, dove Dio stesso governa il suo popolo.

L'uomo ha il culto dell'autorità. L'uomo ha bisogno di un capobranco che lo guidi, lo domini e lo gestisca. E più l'uomo è bambino, immaturo, e più cerca qualcuno che faccia "da padre". I dittatori non nascono dal caso: possono nascere perché c'è un popolo che crede che miracolisticamente qualcuno possa risolvere tutte le loro questioni e i loro problemi. Allora affida al "leader" tutto il potere, il potere di fare tutto.

Più un uomo è maturo e più rifiuta l'autorità perché diventa egli stesso autorità a sé. Più un uomo è maturo e meno vende il proprio cervello a qualche credo o a qualche "sapiente". Einstein: "Per qualcuno il cervello è di troppo, un optional". Non affittate a nessuno il vostro cervello, chiunque esso sia. Siate i re a casa vostra e della vostra vita.

Gesù allora arriva e dice: "Il regno di Dio è vicino: convertitevi" (Mc 1,15).

Perché dice "che è vicino" e non che c'è già? Perché per entrarci esige una condizione: la conversione.

La parola conversione si dice in due modi: c'è un modo religioso che significa "tornare indietro", cioè "tornare al Signore". Ad esempio in Tobia 13,8 si dice: "Convertitevi o peccatori e operate la giustizia davanti a Lui; chi sa che non torni ad amarvi e vi usi misericordia". Questa conversione vuol dire tornare al culto, alla preghiera, perché Dio venga. Ma per il vangelo Dio non deve venire perché c'è già, quindi basta accoglierlo.

Qui si usa un'altra parola, metanoia, che vuol dire "cambiamento di pensieri, di comportamenti". In Atti 17,30 si legge: "Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi che si convertano" (metanoeo). Per entrare nel regno di Dio bisogna essere in un continuo cambiamento, in una continua evoluzione.

Un vescovo una volta ha detto: "Gli uomini non adorano Dio, ma se stessi". Cioè: non si rivolgono a Dio ma a quei loro pensieri che chiamano "Dio". Per questo bisogna sempre cambiare, convertirsi, non fossilizzarsi: Dio, la Vita, è più grande e non la si conosce mai del tutto, ma neanche minimamente!

Quando sono nato "Dio" era mia madre. Poi mi sono accorto che c'era anche un altro "Dio": mio padre. Poi ho scoperto che il mio "Dio" erano gli amici. Ma cammin facendo è diventato il mio "compagno": lui era tutto per me. Poi ho scoperto che "Dio" è Dio. Ma oggi non so se ciò che chiamo "Dio" sia proprio Dio. La vita è così: cambiare, crescere, divenire, evolvere, in una parola essere vivi.

Nell'acqua che scorre c'è vita e nell'acqua ferma muore tutto.

"Il tempo è compiuto, il regno è vicino (altrove dice qui)" per me vuol dire anche: "Vivi adesso".

Le persone dicono: "Quando sarò grande, quando avrò tempo, quando ci saranno altre condizioni, quando cambieranno le cose, quando i figli saranno grandi, quando sarò meno pieno di cose, quando starò bene".

La vita è adesso, non domani. E mi chiedo: e se non lo fai oggi perché lo dovresti fare domani? E ancora: ma se non senti il desiderio oggi, come potrai sentirlo domani?

Vivi adesso, vivi qui. Hai un problema da affrontare? Fallo adesso, perché altrimenti diverrà più grande. Hai una rabbia da esprimere? Fallo adesso perché avvelenerà il tuo sangue e i tuoi giorni. Hai un mostro o uno scheletro da tirar fuori? Fallo adesso prima che sia troppo tardi. Hai un cambio radicale da operare? Fallo adesso perché il tempo è ora. Domani potrebbe essere mai. Hai da ringraziare chi ti ama, chi ti sostiene? Fallo adesso così il tuo cuore si sentirà amato. Hai del pianto trattenuto? Libera il tuo cuore dall'oppressione e dalla tensione: piangi! Devi dire un "no" o un "si" difficile? Fallo adesso, subito, e ti sentirai libero.

Ogni volta che noi rimandiamo ciò che dobbiamo fare al nostro profondo arriva il messaggio: "Non vali niente. Tu hai paura e per questo non lo fai. Se non avessi paura lo faresti adesso. Vedi: non ne sei capace". E quindi non solo non lo facciamo ma avremo anche sempre meno forza per farlo. E' una spirale perversa: meno si agisce oggi e meno si agirà domani (perché la stima di noi diminuisce).

Adesso vuol dire: "Essere presenti al presente!".

Ogni tanto mi devo chiedere: "Ma dove sono?". Perché mentre io sono qui la mia mente è altrove. Quando uno ti parla, sii presente. Ascolta cosa ti dice: non pensare alla risposta, ascolta il suo cuore, non ti alterare se dice delle cose dite: è il suo sentire, non la verità assoluta. Quando bevi la birra, gustala. Non pensare ad altro. Quando sei con un amico, sii presente. E invece, cosa fa la mente? Inizia a pensare: "Ma, è interessato a me? Ma, ho detto una "stronzata"? Ma, mi vuole bene?".

Se domani avete un incontro con il capo e sapete che potrebbero essere "dolori", che potrebbe spostarvi, licenziarvi o quant'altro, non fate altro che pensare a questo. Da una parte è normale. Ma dall'altra a che serve? Il pensiero serve in realtà per difendervi dal pericolo possibile: così se succede, ci avete così tanto pensato che siete "quasi" pronti. Solo che questo vi impedisce di vedere l'amore di vostra moglie, la gioia dei vostri figli che vi abbracciano; vi impedisce di sorridere, di rilassarvi, di star bene. Ne vale la pena? Cosa potete cambiare di quello che sarà? Niente! E visto che non potete cambiare niente, vale la pena di rovinarsi l'oggi con il domani? Perché c'è chi vive sempre nel "domani" perché l'oggi, la vita, l'intensità della vita gli fa troppo paura.

Un ragazzo nel ghetto di Varsavia nel 1941 ha scritto questa poesia: "Da domani sarò triste, da domani. Ma oggi sarò contento: a che serve essere tristi, a che serve? Perché soffia un vento cattivo? Perché dovrei dolermi, oggi, del domani? Forse il domani è buono, forse il domani è chiaro. Forse domani splenderà ancora il sole. E non vi sarà ragione di tristezza. Da domani sarò triste, da domani. Ma oggi, sarò contento; e ad ogni amaro giorno dirò: "Da domani sarò triste. Oggi no".

Anthony De Mello: "La vita è quella cosa che ci accade mentre siamo impegnati a fare altri progetti". Pablo Neruda: "Spesso ho vissuto vite che non sono mai esistite".

Ogni volta che "viaggio", che mi faccio una "canna" di pensieri, che la paura mi porta a tutto il possibile nefasto immaginabile, a ciò che potrebbe succedere, a ciò che gli altri potrebbero fare, mi devo dire con forza: "Ritorna alla realtà! Torna qui! Piedi per terra, vivi adesso, vivi qui".

Poi il vangelo di Mc continua e Gesù finché cammina lungo il mare chiama alcuni uomini (Mc 1,16-20).

Chiama due coppie di fratelli Simone e Andrea, (Mc 1,16) e Giacomo e Giovanni (Mc 1,19). Poi Gesù ne chiamerà altri fino a formare un gruppo di circa Dodici (Mc 3,13-19).

Questi quattro, in Mc, sono i primi chiamati (non così ad esempio in Gv) e sono pescatori. Poi saranno Dodici, ma dodici è un numero simbolico. Dodici erano state le tribù di Israele e dodici saranno gli apostoli.

Le dodici tribù avevano stipulato l'alleanza; istituendo di nuovo dodici uomini Gesù vuole rifondare un nuovo gruppo, con uno stile totalmente diverso dal primo. Quindi nella mente di Gesù i Dodici sono un nuovo inizio.

Gesù fa loro un invito enigmatico: "Vi farò diventare pescatori di uomini" (Mc 1,17). Perché è strano?

1. Nell'A.T. la pesca viene associata alla cattura degli empi, di quelli sottoposti a giudizio (Ger 16,16). Quindi non è affatto un'immagine positiva. L'A.T. parla del raduno delle pecore non della pesca dei pesci.

2. Nella mentalità del tempo era il demonio che "pescava gli uomini".

3. L'immagine dev'essere risultata di difficile comprensione, tant'è vero che poi i missionari non furono mai chiamati "pescatori di uomini". Questo è strano visto che Gesù stesso li aveva definiti così.

Cosa vuol dire allora quest'espressione? Per gli ebrei il mare è il caos, l'abisso, l'orrore del mondo, il male. D'altronde non erano un popolo di pescatori e il mare era considerato il nemico numero uno per eccellenza. Mare=male.

E cosa saranno Gesù e gli apostoli? Saranno coloro che libereranno le persone dal potere del male di satana, cioè dalle malattie, dai demoni, dalle infermità del corpo, della mente e dell'anima. In tutti i vangeli, non a caso, la prima cosa che devono fare gli apostoli è guarire ("scacciare gli spiriti immondi e guarire ogni sorta di infermità" Mt 10,1; Mc 3,14-15; 6,7; Lc 9,1). "Pescare uomini" è nient'altro questo: gli uomini sono nel male, nella malattia (mare) e gli apostoli li pescano (per salvarli=guarirli).

Il metodo di "guarigione" gli apostoli lo imparano direttamente vedendo Gesù.

Cose semplici, come l'amore, che però fanno miracoli e guariscono.

La tenerezza: Gesù accoglie i piccoli, gli ultimi e i bambini e li fa sentire amati.

L'accoglienza: Gesù è aperto a tutti; tutti possono andare da lui, nessuno è escluso o tagliato fuori. Tutti sono degni dell'incontro con lui. Lui ha misericordia e abbracci per tutti.

Le emozioni: Gesù non è mai indifferente verso la sofferenza delle donne, dei lebbrosi, degli ammalati e dei morti. E da questa sofferenza si lascia toccare e colpire.

La passione: Gesù difende la dignità di tutti, perfino delle adultere, delle prostitute e dei pubblicani. Ama le persone, sempre, e si schiera dalla parte dell'umanità, ricordando a tutti che amare l'uomo è più divino di amare le regole religiose ("il sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato" Mc 2,27).

La libertà: Gesù rompe le regole, i cerimoniali, le tradizioni, la religiosità e il buon senso. Lui tocca, abbraccia, si fa avanti, si lascia toccare e baciare. Non gli interessa il giudizio della gente o l'essere a posto con le regole; lui sta dalla parte delle persone e dell'amore.

La fiducia: a tutti dice di "non aver paura" o, che è la stessa cosa, di "andare in pace". Suscita nelle persone fiducia in sé, nella proprie capacità, nel proprio valore, nella possibilità di essere diversi e nuovi.

E' un metodo semplice, basato sull'amore, ma funziona: la gente, i lebbrosi, i morti, i ciechi, gli esclusi, i bloccati, veramente guariscono fuori e dentro.

Allora cos'è tutto questo che Gesù e gli apostoli fanno? E' essere nel mare dell'abisso, della morte, della malattia, è essere disperati, persi e poi incredibilmente pescati alla vita. E' il metodo dell'amore. Si era morti e poi qualcuno ti riporta in vita: questa sì che è una buona notizia (=vangelo)!

Gesù non fu un medico, né uno psicologo, fu un guaritore. Ma realmente guarì. E quello che fece lui lo fecero anche gli apostoli e tanti altri uomini pieni di fiducia e d'amore.

La Chiesa ha dimenticato tutto questo, è diventata cerebrale, fredda e per questo non sa più guarire. Ma una Chiesa che non "guarisce, salva" gli uomini in questa vita, come può essere credibile per salvarli nell'altra? Bisogna ritornare al metodo di Gesù, al metodo dell'amore.

Gesù guardava le persone e le amava col cuore, con l'anima e con il corpo (le toccava, abbracciava). Questo giungeva ai malati e questi guarivano. Impossibile?

Bernard Grad ha fatto tenere in mano per diverso tempo delle soluzioni saline da persone depresse, nevrotiche e da guaritori. Le piante innaffiate con l'acqua dei guaritori crebbero più velocemente!

Watkins e sua moglie hanno pregato con amore con l'intenzione di risvegliare prima dei topi anestetizzati: questi si svegliavano tutti quattro secondi prima degli altri.

Nel 1993 a Washington: finché 4000 meditatori meditavano insieme, il tasso di crimine violento cadeva e continuava a scendere. Dopo lo scioglimento del gruppo il tassò continuò ad alzarsi, purtroppo.

Roger Nelson ha esplorato centinaia di luoghi sacri: il luogo dove le persone hanno pregato, amato o vi erano morte, contiene una carica di energia coerente maggiore.

Gesù fu il più grande terapeuta: la sua terapia era l'amore. Ma l'amore concreto: accoglienza di tutto, abbracci, non giudizio, ascolto, empatia, emozioni, pianto, gioia, fiducia nell'altro.

Abbiamo bisogno di tornare a sentire, a percepire (che non è il pensiero mentale), a toccare, l'amore di Dio che scende su di noi e ci trasforma. E' l'amore che guarisce. E' l'amore che salva.

Pensiero della settimana

Vorrei che la vita di voi cristiani ci parlasse come una rosa,
che non ha bisogno di parole,
ma semplicemente diffonde il proprio profumo.

Anche un cieco che non vede la rosa ne percepisce la fragranza.
La vostra vita di cristiani deve diffondere
il profumo del messaggio di Cristo.

Questo per me è il solo criterio di giudizio: mettete in pratica il Vangelo
invece di fare lunghe discussioni su quello in cui credete.
(Gandhi, 1937)

Fonte:www.qumran2.net

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