Wilma Chasseur, "Dove vuole scendere Gesù?"

Dove vuole scendere Gesù?
Wilma Chasseur  
Domenica delle Palme (Anno B) (25/03/2018)

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Nella domenica delle Palme il “personaggio” più importante, requisito da Gesù stesso per fare la sua entrata in Gerusalemme, è l'asino Tutti gli imperatori a partire da Alessandro Magno arrivavano a
cavallo, trionfanti su un prode destriero. Gesù non sa che farsene di un cavallo, ha bisogno di un asino: cioè non gli servono le nostre prodezze e fantomatiche virtù, ha bisogno che gli diamo la nostra miseria. Perché? Per il semplice motivo che è venuto a liberarci precisamente da quella. Se non gliela diamo ce la teniamo in secula seculorum e non rinasceremo mai dall'alto.

Le virtù ce le darà Lui, ma da noi vuole ciò che è veramente nostro per liberarcene definitivamente. Non possiamo dargli moneta falsa, la riconoscerebbe subito. Dio non entra nella nostra vita dalla porta trionfale, ma dalle ferite dei nostri peccati. Gesù, come un nuovo Mosè, entra umile e mite, ancor più umile di Mosè, nel nostro Egitto, per liberarci dalle nostre schiavitù.

Quand'è che guardiamo in alto?

Lui il Signore dei Signori, vuole scendere nei nostri inferi. Per vederLo dobbiamo accettare anche noi di vedere questi inferi anche se ci spaventano, perché è lì che lo incontriamo: L'Altissimo può solo scendere, ma noi è solo dal fondo che possiamo guardare verso l'alto. E solo allora guardiamo verso il nostro Salvatore implorando la salvezza. Finché non scendiamo in fondo guarderemo sempre dall'alto in basso e ci crederemo salvi per merito nostro senza ricorrere al salvatore. Dio ci chiede di fargli spazio, ma quale spazio: quello della nostra miseria, l'unico che è veramente nostro.

Non per niente è venuto a redimerci. Dobbiamo dargli dunque ciò che dev'essere redento e salvato.

Quando morì Gesù?

Quante volte tentarono di eliminare Gesù o con la lapidazione o buttandolo giù da un dirupo, ma non ci riuscirono mai, perché? Perché non era giunta la sua ora. Perché Lui è l'esistenza stessa, nessuno può togliergliela se non lo decide Lui liberamente.

"La mia vita nessuno me la toglie, ho il potere di darla e di riprenderla di nuovo". E quando morì di cosa morì? Morì forse di tetano, d'infarto dovuto alle torture e alla posizione sulla croce, o ad altri accidenti organici, come affermano alcuni chirurghi? Niente di tutto questo: Gesù morì quando disse: "Padre nelle tue mani affido il mio spirito". MORI' QUANDO LO VOLLE. Emise l'ultimo respiro quando liberamente volle emetterlo. La sua vita nessuno gliela tolse, neanche la morte.

Come morì Gesù?

Dice San Tommaso d'Aquino nel "De Verbo Incarnato" che in Gesù non c'era abbastanza corruzione corporea per far sì che l'anima potesse abbandonare il corpo, neanche dopo le torture inflittegli sulla croce, ma ci fu il suo libero atto di donazione al Padre. In Gesù non poteva verificarsi quella morte che accadrà a tutti noi: cioè che il corpo sia così corrotto e mal ridotto da non poter più reggere l'anima, che allora gli sfuggirà. No! In Gesù quell'ora venne quando lo decise lui, liberamente. Se no chissà quante altre volte sarebbe giunta!... Ma perché Gesù volle affrontare quella morte così atroce quando, essendo Dio, avrebbe potuto salvarci con un sorriso in quanto ogni suo atto, essendo divino, aveva un valore infinito? "Perché quello che bastava per la nostra salvezza, non bastò per il suo amore" (San Francesco di Sales). E questa è la prova irrefutabile della sua divinità: solo Dio sceglie liberamente di salire in Croce; gli uomini fanno di tutto per scenderne. Ma Gesù vi è salito liberamente e non ha voluto scendere proprio perché era Dio

Fonte:www.qumran2.net

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